Il pentito di mafia chiede un milione alla Rai: «Nella fiction sono un mostro, mia figlia non mi parla più»
di Domenico Zurlo
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Qualche mese fa, mentre guardavano insieme la serie (in onda su Raidue), l’amara sorpresa: se infatti i ‘buoni’ (tra cui il pm, la cui figura era ispirata ad Alfonso Sabella ma che nella serie si chiama Saverio Barone) avevano nomi di fantasia, i cattivi sono descritti con i loro nomi veri, da Brusca allo stesso Bagarella. Fino proprio a Di Filippo, descritto come «un torturatore e pluri-omicida, addirittura coinvolto nel sequestro del piccolo Di Matteo (il figlio del pentito che fu sciolto nell’acido a 13 anni, ndr). Tutte falsità».
A quel punto la ragazzina avrebbe urlato contro il padre, chiedendo «cosa hai fatto?» per poi chiudersi in camera: da sei mesi non gli rivolge la parola. E Di Filippo non ci sta: «Pende sulla mia testa la condanna a morte di Cosa Nostra, sono costretto a cambiare spesso città - dice - Non sopporto di essere diffamato. Alla Rai e alla società produttrice chiedo un risarcimento di un milione di euro, la storia non si può falsare».
Nella serie tv, andata in onda la scorsa primavera, si parlava della ‘prima vita’ di Di Filippo, quella di sicario di Cosa Nostra: la figlia 14enne, riconoscendo il padre in quel personaggio che evidentemente le era piaciuto poco, ha scoperto il suo scomodo passato, e ora non gli parla più, sconvolta. A Repubblica l’ex boss ha detto di aver detto poco alla figlia, «sapeva soltanto che avevo aiutato Bagarella a nascondersi. Tra qualche anno le avrei raccontato tutto».
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 3 Ottobre 2018, 19:31
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