Stefano Accorsi: "Con 'Parole che restano'
voglio portare la vera cultura in tv"

Stefano Accorsi: "Con 'Parole che restano' voglio portare la vera cultura in tv"

di Alessandra De Tommasi
FIRENZE - Parole che restano, dall'11 maggio su Sky Arte HD, racconta 9 capolavori della letteratura italiana adottati da altrettanto personaggi pubblici e nasce #daunideadiStefanoAccorsi.





L'hashtag, divenuto un tormentone in Rete dopo la serie 1992, ritorna protagonista.

Accorsi, del programma fa il conduttore, ma anche il produttore...

«Stavolta nasce anche #daunideadiStefanoAccorsi... ma non solo!».



Come ha vissuto l'eco sulla fiction?

«1992 ha creato discussioni, ma anche critiche a sproposito di chi voleva che la serie fosse qualcosa che non era. L'esito è stato bellissimo, con un canale dedicato e trasmissioni ad hoc».



E le critiche con parodia a Tea Falco?

«Trovo sia un aspetto marginale ma che fa notizia».



Si parla di trilogia...

«Sul seguito stiamo riflettendo e valutando come e quando continuare».



Intanto diventa conduttore/intervistatore. Come se la cava?

«Fare domande non è il mio mestiere e ora ho capito quanto sia complesso, ma i miei sono incontri, non interviste che richiedono domande scomode. Prima di ogni appuntamento ero emozionato, poi succede una magia...».



Tra gli ospiti anche Andrea Camilleri e Carmen Consoli. Chi inviterebbe nella stagione 2?

«Jovanotti: vorrei sapere quale libro italiano gli ha segnato la vita».



Il suo qual è?

«La coscienza di Zeno di Italo Svevo: più di tutti mi ha fatto capire cose di me».



E sul comodino?

«Ho Kobo, quindi tanti libri... ma attualmente sto finendo di leggere Sciascia».



Cosa ha scoperto dei suoi interlocutori?

«Ad esempio che Paolo Fresu, uno dei trombettisti italiani più famosi al mondo, ha iniziato a suonare nella banda del paese dimostrando un rapporto fortissimo con le proprie radici».



La sorpresa maggiore?

«Pinocchio è stato il primo libro che Paolo Virzì abbia mai letto da solo e oggi lo racconta ai suoi figli e ne parla con aspetti che poi si ritrovano nel suo cinema con una poetica che gli appartiene nel profondo».



Va controcorrente: chi porta avanti il paese usa le slide e lei promuove tomi su tomi?

«La continua ricerca di slogan è fastidiosa, un'antitesi del pensiero che si risolve in frasi fatte, invece il libro è un contenitore aperto e porta a un confronto, insomma l'esatto contrario».
Ultimo aggiornamento: Giovedì 7 Maggio 2015, 11:24
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