La Casa di Carta, "Lisbona" partecipa a un corteo e perde uno sponsor: «Non facciamo politica». Scoppia il caso

L'attrice era scesa in piazza per chiedere una politica penitenziaria più clemente nei confronti dei carcerati che hanno militato nell'Eta, un'organizzazione armata terroristica basco-nazionalista

La Casa di Carta, "Lisbona" partecipa a un corteo e perde uno sponsor: «Non facciamo politica». Scoppia il caso

di Redazione Web

Conosciuta al grande pubblico come "Lisbona", per il celebre ruolo della mamma single che da detective passa a rapinare banche nella serie di successo "La Casa di Carta", Itziar Ituño è tornata sotto i riflettori per aver preso parte a un corteo organizzato a Bilbao, in Spagna, lo scorso sabato 13 gennaio.

Scesa in piazza per chiedere una politica penitenziaria più clemente nei confronti dei carcerati che hanno militato nell'Eta, un'organizzazione armata terroristica basco-nazionalista scioltasi nel 2018. Una presa di posizione che ha portato uno sponsor dell'attrice a fare dietrofront e a non usare più la sua immagine per il noto concessionario automobilistico Bmw Lurauto.

La parole dello sponsor

Lo sponsor ha annunciato la rottura di una collaborazione in essere, mentre la compagnia aerea Iberia, come riporta l'agenzia Efe, ha ritirato dai social un video promozionale con lei protagonista per non alimentare polemiche.

In una nota, il concessionario automobilistico è stato esplicito a riguardo: «In Bmw Lurauto non ci leghiamo a nessuna ideologia politica e ci rammarica che la nostra immagine sia stata associata a un atto di natura ideologica».

Il corteo

Al corteo in questione, tenutosi sabato scorso, hanno preso parte all'incirca 20.000 persone. Ituño, che già in passato aveva sostenuto posizioni in questa linea, vi ha partecipato marciando insiema ad altre personalità pubbliche, come l'ex giocatore dell'Atletico Bilbao Endika Guarrotxena o il politico José Luis Elkoro. L'associazione organizzatrice della marcia, Sare, ha manifestato il proprio sostegno all'attrice, denunciando una campagna di «criminalizzazione» a suo danni per essersi espressa «in favore dei diritti dei carcerati e delle carcerate basche». 


Ultimo aggiornamento: Martedì 16 Gennaio 2024, 21:02
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