Shaggy: «Basta donne e motori, ora vi parlo di me»
di Luca Uccello
«Questo è il mio album più “conscious” - ha raccontato il cantante ieri a Milano - rappresenta come vivo oggi, quello che ho fatto e visto e che ho voglia di condividere. Wrong room, Praise e Live riflettono chi sono realmente oggi».
In Live Shaggy ammette di avere pensato più al denaro che a vivere e di aver sbagliato. «Penso ai miei figli e a quanto hanno sofferto perché loro padre era sempre in giro. Ma ho imparato la lezione e adesso sto tanto con mia figlia...». Si è sbagliato e non ha paura di dirlo: «La vita non fa così schifo come sembra, bisogna saperla viverla».
Un personaggio diverso, come piace a lui, certamente maturo, ma sempre pronto a stupire ancora: «Ci provo ma è più difficile perché ora la gente si aspetta certe cose da me, ma ogni tanto ci riesco ancora, come con la collaborazione con Sting». Il loro album, 44/876 vincitore di un Grammy, «ha funzionato perché siamo amici per davvero. Lui è un maestro, ho imparato molto musicalmente ma c’è stato uno scambio: Sting è meticoloso e io sono spontaneo. Abbiamo avuto successo, nonostante sembrasse una combinazione destinata a fallire».
Poi una riflessione: «Per rivoluzionare uno stile, essere una star non basta. Devi essere una superstar. E se sei un emarginato come me e per di più parti dal reggae, devi lavorare dieci volte tanto». E forse anche per questo - dice Shaggy - «oggi non voglio più essere il leader, per quello c’è Sean Paul, alla mia età è una pressione troppo forte». In una cosa non è cambiato, nel rivoluzionare il suo lavoro: «Quando l’ho riascoltato alcuni mesi fa, l’album non mi piaceva più. L’ho rifatto da capo, o quasi, in sette giorni. Volevo fare un disco futuristico, una cosa che avrebbe fatto dire alla gente: “che cos’è ‘sta roba?” Che è poi la reazione che i miei dischi suscitano sempre».
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 5 Giugno 2019, 08:56
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