Ruggiero: «Canto brani senza schemi che provengono da un altro mondo»

L'interprete e il marito, compositore e direttore d'orchestra, hanno estrapolato le sonorità del primo album da solista della cantante, "Liubera", datato 1996. Ne vengono fuori suggestioni inedite e diverse

Ruggiero: «Canto brani senza schemi che provengono da un altro mondo»

di Totò Rizzo

"Altrevie" non è mica un titolo a caso. Perché altre vie sono quelle che hanno sempre cercato e battuto Antonella Ruggiero e Roberto Colombo, uniti nella vita e molte volte  anche nell’arte lungo il loro percorso ultradecennale di cantante e interprete lei, di compositore, produttore, arrangiatore e direttore d’orchestra lui. Dunque, nessuno stupore se non quello dell’ascolto (e della lettura e dell’esplorazione on line perché "Altrevie" è non soltanto un disco ma  un progetto che si sviluppa in un peep-show di goduria ottica e in un itinerario web). Un progetto folle e geniale, fuori quota, sideralmente lontano dal mainstream, dall’attrattiva commerciale, dalla seduzione delle mode. In poche e semplici parole: si prende un disco (in questo caso "Libera", primo album della Ruggiero da solista dopo l’addio ai Matia Bazar e i conseguenti sette anni di silenzio, anno di grazia 1996), con il sistema del “reverse” già usato dall’underground anni ’70, ma stavolta digitalmente, si manipola la voce che corre all’incontrario, la si estrapola e le si crea intorno un nuovo mondo di note, una partitura  originale. Pura suggestione sonora, intraducibile, irreplicabile a cominciare dai titoli e dai testi che sono parole al rovescio, fonemi di una lingua inesistente, sconosciuta. Le suggestioni sono tra le più varie, e personalissime, ognuno può sentirci vibrare le sue: dal misticismo sufi ai suoni delle tribalità berbere, dall’ambient alla Brian Eno agli echi primonovecenteschi di Satie, dalla ritmica da discoteca all’elettronica, alla techno.

A chi è venuta l’idea?

Colombo: «A me, ho lavorato sui primi brani utilizzando la tecnica del nastro al contrario che era già in uso mezzo secolo fa, ma stavolta con le tecnologie contemporanee, estrapolando la voce di Antonella e creando linee melodiche e ritmiche su quei frammenti. Le ho sottoposto i primi esperimenti e lei è stata subito entusiasta».

Ruggiero: «Ci piace fare cose che stupiscano in primo luogo noi stessi, curiose, bizzarre, briose. In un panorama dove quasi tutto è piuttosto omologato, è piacevole uscire fuori dagli schemi. L’idea mi ha intrigato subito».

Perché proprio “Libera”, il primo album da solista di Antonella?

Colombo: «Perché intanto era incentrato sulla  voce, sulla sua purezza, e poi perché si prestava a creare nuove melodie essendo ricco di note molto lunghe, di “a” e di “o” come fossero echi lontani o canti di sirene».

Ruggiero: «Libera è stato uno spartiacque, un nuovo inizio. Dopo 14 anni coi Matia e sette di silenzio, avevo viaggiato, ero stata tanto tempo in India, incontrato culture e musicisti diversi, avevo come ripulito il cervello e anche la concezione del cantare. Ecco, l’esperimento di "Altrevie" si collega a quel momento, i suoi suoni è come se arrivassero dall’altro capo del mondo, sono poco occidentali».

Le suggestioni sono davvero parecchie. Ma la scrittura è scaturita con un minimo di calcolo o solo secondo l’ispirazione che questa voce “all’incontrario” evocava?

Colombo: «Diciamo che abbiamo dato retta ai nostri diversi temperamenti, il mio più razionale, quello di Antonella più emotivo.

Io ho srotolato il nuovo tappeto sonoro su ogni brano, poi ho lasciato decantare il tutto per un paio di mesi in modo da avere una visione più distaccata, più critica del lavoro fatto, riascoltandolo e sottraendo il superfluo».

Ruggiero: «Io mi sono lasciata trascinare dall’evocazione casuale, di volta in volta: sembrano suoni di mondi ancestrali, che arrivano da chissà quale luogo, che forse non esiste nemmeno. Riconosco la mia voce, certo, ma a volte ho l’impressione di non essere io».

Sembra che abbiate colto il piacere di sperimentare senza cerebralismi.

Ruggiero: «Sperimentare è un termine ormai così inflazionato che non vorrei nemmeno accostarlo a questo progetto. Diciamo che è un’idea venuta fuori dalle nostre teste e ci abbiamo lavorato su, senza intenti particolari, senza obiettivi. Non è certamente un’operazione commerciale, questa».

Brani così sembrano davvero irreplicabili in un concerto. Ci avete pensato?

Colombo: «Sì, e credo che invece si potrebbe inserire una parte del disco in concerti che ne propongano alcuni brani sopra interventi parlati».

Ruggiero: «Nonostante la difficoltà dei fonemi, ce ne sono alcuni che mi sono entrati in testa e che potrei cantare. Ma questi brani potrebbero essere utilizzati pure in spettacoli di teatro-danza o come colonne sonore di film di fantasia o documentari, o ancora leggendovi sopra della fiabe come quelle evocate dal peep-show che esce insieme al disco e che ho realizzato con gli straordinari ragazzi di Libri Finti Clandestini saccheggiando oltre cento titoli dalla mia biblioteca di volumi d’epoca dei quali sono appassionata da sempre».

Per finire si potrebbe chiedervi: dove va la musica? E, tra i progetti comuni, c’è un ritorno alla canzone d’autore, al pop?

Colombo: «Tra le tante canzoni che gli autori mi chiedono di sottoporre ad Antonella pochi giorni fa ne sono arrivate alcune in cui il mittente confessava con onestà di averle composte con l’Intelligenza Artificiale. Siamo invasi da musica che si crea in pochi minuti, da brani fatti e finiti».

Ruggiero: «Ognuno deve lavorare senza guardare quel che fanno gli altri. Magari l’Intelligenza Artificiale domani potrà creare cose bellissime ma io sono ancora convinta che far musica nasca da un’esigenza profonda che scaturisce dal nostro essere umani: è sempre l’incontro di anima e mente che accende un’idea».


Ultimo aggiornamento: Giovedì 21 Marzo 2024, 08:18
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