Flavio Oreglio: «La mia missione non è inseguire i giovani con la mia musica. Non sono mica Fedez o J Ax»

Flavio Oreglio: «La mia missione? Non è inseguire i giovani con la mia musica. non sono Fedez o J Ax»

di Ferruccio Gattuso

«Portare i giovani al cabaret e alla musica popolare e d’autore? Non me ne frega niente. Io, se ho una missione, ce l’ho per gli esseri umani, poi se c’è qualche giovane tanto meglio. Ci sono già troppi “vecchi” che artisticamente cercano di inseguire i giovani e fanno sorridere. Prendi J Ax e Fedez».

Flavio Oreglio, classe 1958 da Peschiera Borromeo, ha la faccia e il ruolo giusti per poter dire queste cose. Innanzitutto, perché è ciò che pensa. In secondo luogo perché la sua “missione” richiede passione e onestà intellettuale. L’attore (anche comico: se decide di farti ridere, ti sbellichi) e musicista non è di quelli che sta con le mani in mano e le idee chiuse in testa. Infatti, ricomincia con un ventaglio di iniziative artistiche che vanno dall’album Milano OltrePop, da poco uscito, ai live, a un Archivio del cabaret fino alla scrittura.

Si ricomincia: la stagione tornerà “al chiuso” e, si spera, nessuna emergenza: è ottimista, attendista o pessimista?

«Mi affido alle parole di un grande come Nanni Svampa: sono ottimista per disperazione».

Cioè?

«Spero non ci chiudano ancora, anche perché non ne vedo la logica. Gli stadi e le chiese sono accessibili. In teatro si fanno le stesse cose: si sta seduti e si assiste».

Intanto lei l’8 settembre è allo Spirit de Milan.

«Sono ospite di Enzo Guaitamacchi e del suo radio show Rock Files con la band Staffora Bluzer: portiamo qualche brano dell’album Milano OltrePop, da poco uscito».

MilanoPop è uno dei capitoli della sua “missione”?

«Esatto. È il secondo step del progetto Anima Popolare, che è anche il titolo del primo disco legato a questa idea generale: recuperare le anime del cabaret, della canzone d’autore e della musica popolare, reinterpretandole in modo inedito, anche attraverso il genere prog.

Nessuna nostalgia, anzi una rilettura di brani storici generati, diciamo così, da Milano. Pescati dall’Archivio Storico del Cabaret».

E questo è un altro suo progetto: un “museo” ideato da lei a Peschiera Borromeo.

«Sì, il cabaret è una cosa seria, una storia. E non è solo comicità, non è quella cosa che si vede in tv».

In Milano OltrePop collaborano un sacco di artisti: come li ha convinti?

«Ci sono Enrico Intra, Alberto Fortis, Paolo Tomelleri, Germano Lanzoni, Ricky Gianco, Roberto Vecchioni, Fabio Treves e anche il caro Roberto Brivio, portatoci via dal Covid. Gente con cui ero in contatto proprio grazie all’Archivio Storico del Cabaret».

C’è poi il suo libro “Brev Art”, un concentrato di comicità fulminante...

«Uscito a fine 2020, è la raccolta delle mie poesie catartiche. Una parte della mia creazione che mi ha portato successo, e che volevo celebrare».


Ultimo aggiornamento: Mercoledì 1 Settembre 2021, 09:03
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