Claudio Baglioni, l'ultimo concerto al Palaeur: «Grazie per questo viaggio». Tre ore di show e 38 brani senza tempo

Claudio Baglioni, l'ultimo concerto al Palaeur: «Grazie per questo viaggio». Tre ore di show e 38 brani senza tempo

di Donatella Aragozzini

«Benvenuti a voi, che avete già fatto una parte del cammino con la nostra carovana, benvenuti a quelli che sono qui per la prima volta, per questo ultimo tratto di cammino, ben arrivati! Siete qui e insieme partiamo». Così Claudio Baglioni ha aperto martedì sera l'ultima data romana del suo tour “aTUTTOCUORE” al Palaeur, una serata significativa perché ha segnato il congedo dai palazzetti, prima tappa di quell'addio lungo mille giorni che lo porterà, entro il 2026, a «chiudere questa bellissima storia umana e musicale», come ha annunciato a gennaio scorso.

«Questa sera si conclude questa avventura nelle grandi arene al coperto, sono stati concerti molto particolari perché quando io avevo 18 anni (qualche mese fa...) non ero da questa parte, ero seduto là, o là o in piedi qui in mezzo», ha raccontato, indicando dei punti imprecisati lungo gli anelli o a ridosso del palco, «e applaudivo, ascoltavo, cantavo con gli artisti che erano qui in quel momento. E quindi mi sembra strano, ogni volta, essere dentro questo luogo ed essere arrivato da quest'altra parte. E allora è come se dentro avessi il bisogno di cercare di fare al meglio possibile tutto ciò che si può fare».

Che ci sia riuscito, è fuor di dubbio. Se i suoi concerti sono sempre stati dei veri e propri spettacoli, con ballerini e acrobati ad accompagnarlo sul palco in canzoni iconiche come “Acqua dalla luna” e “Porta Portese”, per quest'ultimo tour si è superato, immaginando un'opera rock epica e visionaria della durata di oltre tre ore, ambientata in un futuro a-temporale, con vertiginose salite e discese lungo l’immaginaria scala del tempo, sul maxischermo racconti per immagini e sul palco addirittura 21 polistrumentisti e 80 performers, orchestrati dalla regia teatrale di Giuliano Peparini. In totale 38 canzoni, dalle meno note come “Quante volte”, lato B del singolo del 1977 “Solo”, alla più recente “A tutto cuore”, uscita ad ottobre scorso, passando per quelle immortali (e immancabili) come “Mille giorni di te e di me”, “E tu”, “Via”, “Strada facendo” e naturalmente “Questo piccolo grande amore”, il brano che oltre cinquant'anni fa lo ha consacrato.

Tre ore durante le quali Baglioni non si è mai risparmiato, cantando con tutto il fiato che aveva in gola, saltando e ballando con un'energia da far invidia ai ventenni e raccontandosi a cuore aperto.

Come quando, seduto al pianoforte, ha ricordato il suo esordio assoluto davanti al pubblico: «Sessant'anni fa salivo i primi tre gradini di un piccolo palco, in una piazza di un quartiere di questa città che si chiama Centocelle, e che aveva indetto quell'anno questo concorso di voci nuove. Io forse neanche avevo compiuto 13 anni, non avevo nessuno in famiglia che facesse mestieri artistici, però partecipai. Mia madre fu la curatrice del look, mi mise addosso una camicia rosa su dei pantaloni celesti... ero una specie di confetto ermafrodita. Cantai, ma non immaginavo che sarebbe andata a finire in questo modo, mai e poi mai».

Certo non avrebbe potuto immaginare che a salutare la sua ultima esibizione al Palaeur ci sarebbe stato anche il sindaco della sua città, Roberto Gualtieri, per annunciargli il conferimento della Lupa d'Oro, la massima onorificenza di Roma, mai consegnata prima d'ora ad un cantautore romano. Ma il più grande riconoscimento è sicuramente l'affetto del pubblico, persone di tutte le età accorse ancora una volta in massa per percorrere con lui «questo ultimo tratto di cammino». È a loro, a noi che si è rivolto prima di congedarsi: «Grazie per essere stati con noi in questo viaggio. Grazie ai vostri cuori, le vostre voci, le vostre mani. Lo possiamo dire ancora, per molto tempo, arrivederci alla prossima». Il countdown è iniziato, ma per l'addio c'è tempo. Per fortuna.


Ultimo aggiornamento: Giovedì 29 Febbraio 2024, 16:50
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