Jovanotti in Lorenzo sulla Luna: un piccolo passo per un uomo, un mezzo passo avanti per lui
di Claudio Fabretti
Leggi anche> Jova sulla luna, il nuovo album di Lorenzo
Per realizzarlo, è bastata una sola settimana nello studio Shangri-La in California, con in cabina di regia il guru Rick Rubin, già produttore dell’album “Oh, Vita!”. «Sono state tutte registrate in assenza di gravità nel tempo esatto che impiegò l’Apollo 11 a partire e tornare sulla Terra», ha tenuto a precisare Jovanotti.
Se suona un po’ straniante il Lorenzo-crooner da night-club della “Notte di luna calante” di Domenico Modugno e può alimentare qualche pericoloso sbadiglio il flebile menestrello acustico di “Accendi una luna nel cielo” (Ornella Vanoni), è invece decisamente più in parte il Jovanotti pop, quello che riprende in mano la sua “Luna di città d’agosto” (da “L’albero”, 1997) e che ritroviamo a guardare il mondo dall’oblò della “Luna” di Gianni Togni, con tanto di organo suggestivo a donare un tocco evocativo alla sempiterna hit del cantautore romano. Impietoso invece il paragone con l’originale per “L’ultima luna”, di cui resta geniale solo il testo (da dimenticare i falsetti e il maldestro tentativo d’imitazione del tipico grammelot di Lucio Dalla).
Meglio, semmai, l’altrettanto ardito tentativo di arrampicarsi sugli scivolosi sentieri di Ivano Fossati: la sua “Notte in Italia” perde inevitabilmente di solennità, ma porta a casa un risultato dignitoso in termini di interpretazione e arrangiamenti (spogli, efficaci). E se “Chiaro di Luna” si conferma uno degli episodi migliori del suo “Oh, Vita!”, a sorprendere è la cover di “Guarda che luna” (Buscaglione), che Lorenzo si reinventa con piglio insolitamente struggente. Nel complesso, comunque, meglio queste cover lunari e stralunate di molte sue prove recenti.
Ultimo aggiornamento: Sabato 30 Novembre 2019, 17:20
© RIPRODUZIONE RISERVATA