Salemme-D'Aquino, l'amore immaturo a 50 anni
in 'Se mi lasci non vale' con regia di Calabresi

Salemme-D'Aquino, l'amore immaturo a 50 anni ​in 'Se mi lasci non vale' con regia di Calabresi

di Michela Greco
ROMA - «Questi cinquantenni sono in realtà dei bambini di 12 anni. Vengono lasciati dalla fidanzata e la loro reazione è un piano per la vendetta degno dei ragazzini delle medie». Così descrive i protagonisti di Se mi lasci non vale Paolo Calabresi, unico membro romano (in scena e nella realtà) del cast tutto partenopeo del nuovo film di Vincenzo Salemme, in sala da giovedì.


L'attore-autore napoletano stavolta si è fatto affiancare nella sceneggiatura da Paolo Genovese e Martino Coli per confezionare una commedia «dalla comicità più misurata e credibile – spiega – senza estremi», in cui Vincenzo e Paolo (Salemme e Calabresi, appunto) sono due neo-single di mezza età distrutti dalla perdita dell'amore che si raccontano le loro disgrazie sentimentali e decidono di mettere in atto un'elaborata vendetta. Il piano è che l'uno conquisti la ex dell'altro e poi la abbandoni brutalmente per farla soffrire.

Dall'altro “lato della barricata” ci sono Serena Autieri e Tosca D'Aquino, mentre "in mezzo" c'è il sublime Carlo Buccirosso nei panni di un attorucolo chiamato a interpretare l'autista di Vincenzo. «Questa è una commedia sentimentale – sottolinea Calabresi, per la prima volta su un set del collega Salemme – ma anche la storia di un'amicizia tra tre uomini improbabili nata da un incontro tra persone disperate. Penso che dovremmo fare più commedie come questa, che partono dalla verità». È d'accordo il suo regista-partner, convinto che «le idee con metafore forti funzionano meglio a teatro, mentre quelle semplici sono più adatte al cinema perché più credibili e realistiche».

L'ambientazione è, come detto, quella più cara a Salemme, affacciata sul mare di Napoli e condita da un umorismo molto partenopeo arricchito dalla partecipazione del grande Carlo Giuffré, che interpreta il papà di Paolo. «Ammetto che all'inizio avevo un po' paura – dice Calabresi – di entrare come una meteora nel mondo della comicità napoletana, così collaudata con le sue regole straordinarie», mentre Tosca D'Aquino racconta di essere stata contenta aver avuto «finalmente il ruolo di una che comanda. Una donna manager che può permettersi di trattar male tutti». Proprio l'opposto della sua collega Autieri, «una che crede ancora nell'amore nonostante le grandi delusioni subìte. Mi ha fatto molta tenerezza».
Ultimo aggiornamento: Martedì 19 Gennaio 2016, 11:01
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