Murphy: «Essere Oppenheimer mi ha terrorizzato ed esaltato»

L’attore in corsa per i Golden Globe per il film di Nolan: «Ho accettato al buio»

Murphy: «Essere Oppenheimer mi ha terrorizzato ed esaltato»

di Alessandra De Tommasi

È stato il rischio più grande al botteghino della scorsa estate, invece “Oppenheimer” ha quasi sancito un’alleanza improbabile con “Barbie” ed entrambi i titoli si sono ritrovati con 8 nomination ai Golden Globe, iniziando così la scalata verso gli Oscar. Il biopic sul creatore della bomba atomica scritto da Kai Bird e Martin J. Sherwig (che dà il titolo al film e che sullo schermo ha il volto di Cillian Murphy) è arrivato al cinema grazie alla tenacia di Christopher Nolan, che ha assemblato un cast all star con Matt Damon, Emily Blunt e Robert Downey Jr., tra gli altri. E in parte anche per la sua curiosità: «Mi intriga molto – racconta il regista durante un incontro con la stampa estera – la fisica quantistica e, da “Interstellar” a “Tenet”, ho sempre lavorato con Premi Nobel. È il motivo per cui il passaggio cruciale dalle teorie di Einstein al lavoro di Oppenheimer mi appassiona così tanto. Si cambia proprio la prospettiva scientifica, ma il mio lavoro è quello di avere un’idea generale dell’argomento, non di diventarne esperto».
Prima dell’arrivo in sala la tensione era alle stelle e, anche se il film è tratto da un romanzo (edito da Garzanti in Italia), inizialmente il Giappone aveva persino proibito di proiettarlo. Proprio per questo Murphy ha accettato subito la parte: «Amo le sfide – dice - e con questo criterio seleziono le sceneggiature. Qui ho sentito grande responsabilità di rappresentare un’icona che ha cambiato il mondo, ma era una pressione gestibile, anche perché Nolan ci ha protetto e ci ha dato la possibilità di sperimentare». Non è un segreto che, con un regista di questo calibro, avrebbe accettato comunque: «Non c’era poi tanto da pensarci, ho detto sì a scatola chiusa, senza leggere neppure il copione. Fa parte del mio modo di lavorare: se uno sceneggiatore pensa a me scrivendo una parte allora accetto e ringrazio. In questo caso il mio cervello passava dal terrore all’esaltazione, perché questo è un uomo che ha cambiato il destino dell’umanità. Storie così epiche non si vedono spesso e tu ti ci devi buttare e basta».
Il film (che dura tre ore) è ambientato negli anni 40, durante la Seconda Guerra Mondiale, racconta il Progetto Manhattan, che riuniva i migliori scienziati degli Stati Uniti, capitanati da J.

Robert Oppenheimer. Quest’esperimento top secret voleva opporsi a un eventuale attacco nucleare dei nazisti. Anche se sembra sacrilego, il tormento di Oppenheimer ricorda a tratti quello de “Il Cavaliere Oscuro”, la trilogia di Batman diretta da Nolan: «Il paragone ha senso – conferma il regista – perché in tutti i miei lavori voglio personaggi umani e coerenti, in cui il pubblico si possa ritrovare. L’Uomo Pipistrello, se ci si fa caso, non ha poteri, ma segue la sua bussola morale. Oppenheimer gli somiglia nella misura in cui non chiede scusa per quello che ha fatto, per i frutti delle sue scoperte»


Ultimo aggiornamento: Lunedì 8 Gennaio 2024, 06:10
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