Questa mattina il testo, approvato dalla Camera, tornerà in commissione istruzione e i lavori, serratissimi, dovrebbero portare il ddl al voto di Palazzo Madama giovedì. Ma è ancora tutto da vedere.
Una doccia fredda, peraltro annunciata dai sindacati, che fa tremare i polsi agli oltre centomila precari che, in questa massiccia infornata di immissioni in ruolo, sperano da settembre. Intanto oggi in commissione istruzione arriverà il testo di sintesi che contiene le limature su temi dibattuti come il comitato di valutazione, di cui faranno parte 4 docenti oltre a genitori e studenti, e il limite al mandato per i presidi, orientato al 3+3.
Una sintesi che andrebbe a far saltare la valanga di emendamenti: ce ne sono infatti oltre 3mila. Se così non fosse, per accelerare i tempi, il Governo potrebbe optare per un maxi emendamento su cui porre la fiducia.
Una manovra bollata da più parti come una “mascalzonata”. Ma la direzione sembra proprio quella: «La fiducia – ha commentato il ministro all'istruzione, Stefania Giannini - è uno strumento tecnico. Dipenderà dalla risposta delle opposizioni al ritiro dei tanti emendamenti». E allora oggi parte l'ennesima contestazione da parte del mondo della scuola: una tre giorni fatta di manifestazioni in tutta Italia a partire dall'assedio al Senato, nella Capitale, organizzato da buona parte dei sindacati, come Cgil, Cisl, Uil e Cobas, in un insolito fronte compatto in arrivo a Roma con pullman e treni.
Ultimo aggiornamento: Martedì 23 Giugno 2015, 11:36
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