Epatite C, gli italiani non conoscono i rischi
del virus: parte la campagna d'informazione

Epatite C, gli italiani non conoscono i rischi del virus: parte la campagna d'informazione

di Antonio Caperna
ROMA - Gli Italiani dimostrano di non essere adeguatamente informati rispetto all'epatite C, sulla sua natura ed evoluzione, diffusione e rischi di contagio nonostante le stime parlino di circa 1.200.000 persone affette e 300mila diagnosi in Italia. Due su tre ammettono una scarsa e inadeguata conoscenza e il 91% non sa che si manifesta senza sintomi evidenti.





È quanto emerge da una ricerca di Doxa Pharma per AbbVie, illustrata in occasione della presentazione della Campagna nazionale di informazione e sensibilizzazione “Una malattia con la C”, promossa da AbbVie, con il patrocinio dell'Associazione Italiana per lo Studio del Fegato (AISF), della Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali (SIMIT) e di EpaC Onlus. «C'è una scarsa conoscenza anche tra coloro che hanno un contatto diretto con persone affette dalla patologia come un parente o un conoscente - afferma il professor Massimo Andreoni, Presidente SIMIT- quindi possono essere potenzialmente esposti al virus. Gli intervistati dimostrano inoltre di saperne poco dei comportamenti corretti da seguire per proteggersi dal rischio di contagio come l'utilizzo di aghi sterili o le giuste precauzioni in caso di esposizione a sangue potenzialmente infetto».



Appena il 13% considera utile prestare attenzione nel fare piercing e tatuaggi, scegliendo dei centri con standard di sicurezza. Inoltre, l'88% pensa che l'epatite C possa colpire solo alcune categorie di persone. Perdurano poi opinioni errate, che portano il 59% degli italiani a considerare a maggior rischio coloro che si sottopongono a trasfusioni di sangue, sebbene dal 1990 esistano controlli e test rigorosi sia sul sangue sia sugli emoderivati.



«L'assenza di sintomi evidenti è una delle ragioni alla base di questa percezione. Nel corso del tempo l'epatite C può portare a gravi problemi, tra cui danni al fegato, cirrosi, insufficienza epatica o tumore del fegato», sottolinea il dottor Marco Marzioni, Segretario AISF. Solo il 2% inoltre ritiene necessaria una maggiore conoscenza della malattia, per evitare l'esposizione al virus. Invece «l'informazione è una leva fondamentale per fare prevenzione e vincere paura e stigma alimentate dall'ignoranza», commenta Ivan Gardini, Presidente di EpaC Onlus.



La Campagna di sensibilizzazione è attiva con il sito www.unamalattiaconlac.it, dedicato all'approfondimento con gli specialisti, per porre quesiti, chiarire dubbi e fare un test interattivo, per valutare il proprio rischio. Nel mese di giugno, inoltre, sarà disponibile un numero verde gratuito per la consulenza. Tra le novità terapeutiche c'è la combinazione ombitasvir/paritaprevir/ritonavir compresse più dasabuvir compresse, al centro di numerosi studi, presentati al recente congresso sul fegato di Vienna.



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Ultimo aggiornamento: Lunedì 11 Maggio 2015, 09:59
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