In più gli idonei, quelli che hanno totalizzato i 20 punti necessari per concorrere alla graduatoria nazionale e alla distribuzione dei posti disponibili, sono quest’anno appena 5.720, l’84,38% del totale. Di conseguenza, conti alla mano, quasi 1500 posti rimarrebbero scoperti. Perché, oltre al crollo delle iscrizioni, c’è stato anche un brusco calo di performance dei candidati. Basti pensare che lo scorso anno quasi tutti (il 97,95%) hanno raggiunto i 20 punti minimi. Nel 2016, ce l’ha fatta il il 96,83%. Un test “difficile” quindi, come si vede anche dal punteggio medio nazionale registrato fra coloro che sono risultati idonei. Si è fermato a 34,45, quasi 10 punti in meno dell’anno scorso (45,75) e del 2016 (44,99).
Ci sono comunque delle note positive.
Iniziamo col dire che il punteggio più alto conseguito, 84,30 al Politecnico di Milano, non è molto lontano da quello degli scorsi anni (86,60 nel 2017 e 82,4 del 2016). Buono il rendimento delle università del Sud: il punteggio medio più alto a livello di ateneo è di 42,47 all’Università degli Studi della Basilicata, mentre la percentuale di idonei più alta (100%) si è registrata in 2 atenei: ancora l’Università degli Studi della Basilicata, e Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli”. Gli atenei che, invece, hanno avuto più candidate e candidati tra i primi 100 sono tutti al Nord: il Politecnico di Milano (48), Ferrara (6), Padova (6), Università IUAV di Venezia (6).
Ultimo aggiornamento: Giovedì 20 Settembre 2018, 18:41
© RIPRODUZIONE RISERVATA