Cosa prevede il nuovo Patto di Stabilità
Il nuovo Patto di Stabilità da un lato mantiene una rigida sostenibilità fiscale, come richiesto da Berlino; dall'altro permette di non affogare la crescita tenendo presente investimenti e interessi del debito, in particolare in un periodo transitorio triennale, dal 2025 al 2027.
Il percorso di rientro strutturale del deficit – ovvero quello per arrivare sotto al tetto del 3% – per i Paesi come l'Italia ha un parametro fisso, lo 0,5% annuo. La velocità della correzione, però, può cambiare: un governo può chiedere, se vuole, alla Commissione di concordare una traiettoria tecnica che non blocchi gli investimenti e tenga conto dell'aumento degli interessi, secondo un modello molto simile a quello usato dall'esecutivo europeo con il Pnrr.
La Germania, dal canto suo, ha ottenuto un dato chiave: "l'ancora di salvaguardia" che obbliga i Paesi che sono già rientrati sotto la soglia del 3% ad arrivare all'1,5% del deficit/Pil per avere un cuscinetto anti-crisi. Tuttavia, per i paesi con debito superiore al 90% del Pil c'è una exit strategy: ridurre il deficit dello 0,25% annuo su un totale di sette anni invece dello 0,4% su un totale di quattro anni.