Naike Rivelli e Ornella Muti: «Ci battiamo per la cannabis medica, la droga non c'entra niente»

Mercoledì 19 Luglio 2023, 13:20

Vuoto informativo

Il punto per Naike e mamma Ornella è che «le persone devono sapere che la cannabis medica ha modalità differenti di somministrazione: si ingerisce, si usa in versione gel per via cutanea, si inala. Nessuno si fa le canne. È cosi che te la prescrivono nei centri medici».

Per alcune patologie, continua Rivelli, «si può avere una prescrizione da un medico per andare poi in farmacia e acquistare la terapia necessaria. Noi abbiamo avuto tumori in famiglia, abbiamo lottato con il dolore e la malattia, sappiamo di cosa si parla. In Italia spesso vengono prescritti senza problemi ansiolitici da dottori che neanche si occupano di psicoterapia, non sono specializzati. Ma di esempi ne potrei fare altri. E, ancora, mi chiedo: perché gli oppioidi sì e la cannabis terapeutica no? La battaglia che facciamo io e mamma è per far sì che le persone siano informate».

L'artista rileva un gap informativo «soprattutto al Sud» ed è per questo, dice, che «nei giorni scorsi abbiamo organizzato un evento per parlare di questi temi in Puglia. Abbiamo un Ornella Muti Hemp club, che è un'associazione che fa informazione - assicura - Poi al Cannabis Medical Center di Milano ci sono medici esperti che la prescrivono».

Oggi, continua la figlia di Ornella Muti, «l'Italia deve importare dall'estero» gran parte delle infiorescenze necessarie per le preparazioni, «perché la produzione nazionale non è abbastanza per rispondere alla richiesta dei malati. E spesso il paziente si trova a dover interrompere le cure perché non trova più il prodotto nelle farmacie. Noi abbiamo avuto questa tipologia di problema in famiglia, e vogliamo andare in giro e fare quello che possiamo con un team di esperti per spiegare, tentare di dare alle persone una chance per accedere alla cannabis a uso terapeutico. Non c'è proprio formazione sul tema. Mia madre ci mette la faccia perché noi non vogliamo che si debba lottare per avere queste terapie e perché venga garantita una continuità a chi le fa».

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