Mihajlovic, il figlio Miro un anno dopo la morte: «Da malato era un leone in gabbia, non voleva smettere di allenare»

Mercoledì 13 Dicembre 2023, 10:30

La malattia

Sinisa la leucemia l'ha affrontata con tenacia. Una lotta che ha ispirato giocatori, tifosi e, soprattutto, il figlio Miroslav. Oggi racconta i giorni in cui vedeva il papà magrissimo continuare ad allenare la squadra, il Bologna. Non c'era verso di convincerlo a staccare un po'. Poi l'aneddoto. Una settimana prima di morire stavano camminando insieme. Ad un certo punto comincia a diluviare. Tornano indietro? No, si fermano, aspettano che passa l'acquazzone e ricominciano. «Abbiamo fatto 10 chilometri. Lui era un leone in gabbia».

Miroslav racconta la difficoltà di affrontare la perdita del papà e il modo in cui la famiglia ha cercato di gestire la sofferenza. La madre Arianna, una donna forte, cerca di nascondere il dolore per proteggere i figli, e loro fanno di tutto per provare a farla stare meglio.

L'ammirazione di Miro per il papà

Il ritratto di Sinisa Mihajlovic tracciato da Miroslav è complesso. Un uomo che, nonostante la durezza acquisita dalla vita, era fondamentalmente un buono: «La vita l’ha forgiato: la guerra, la fuga da casa, dalla famiglia. I problemi ti cambiano, diventi un altro, ora me ne sono reso conto. Ma la sua durezza era una scorza che si è dovuto creare per andare avanti: papà dentro era buonissimo», ha spiegato. L'ammirazione di Miro per il padre è palpabile. Parole al miele e l'emozione negli occhi ogni volta che lo nomina. Ha anche un tatuaggio che lo raffigura: «Papà che calcia una punizione, il suo gesto tecnico per eccellenza».

L'intervista ripercorre i momenti chiave della malattia di Sinisa, dalla scoperta nel luglio 2019 alla determinazione di tornare in campo nonostante la leucemia. Le difficoltà più grandi sono arrivate nel momento di cominciare la seconda battaglia contro la malattia e poi durante la fine del rapporto di Sinisa con il Bologna, troppo doloroso per un uomo per cui il calcio era tutto. «Se ci sarà qualche ricorrenza? Forse, ma io sarò in campo con l’Under 15 dell’Urbetevere, sono assistente del tecnico. Siamo primi in classifica. Devo esserci, è il mio lavoro: così avrebbe voluto mio padre».

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