Filippo Turetta, in carcere ad Halle in attesa dell'estradizione: «È provato e scosso». Sorvegliato a vista dalla polizia

Martedì 21 Novembre 2023, 13:01 - Ultimo aggiornamento: 22 Novembre, 14:45

Il senso


È la veneta a spiegare il senso dell'iniziativa, senza bisogno di citare alcun cognome: «Siamo rimaste sconvolte dalla notizia di Giulia. Aver saputo che è lui arrivato qui, che Filippo è qui vicino, è ancora più sconvolgente. Adesso speriamo solo che ci sia una lotta di tutta l'Italia, che Giulia sia l'ultima e che riusciamo tutti insieme, uomini e donne, bambini e anziani, a contrastare questa cosa, a cambiare il patriarcato. Non ci deve più essere un'altra Giulia uccisa, bisogna sconfiggere questa piaga». Protetto dal cellophane, spicca un biglietto scritto a penna e con cura: «Se domani sono io, se domani non torno, mamma, distruggi tutto. Se domani tocca a me, voglio essere l'ultima. Per Giulia Cecchettin, 105° vittima del patriarcato in Italia». Sono le parole che chiudono la poesia di Cristina Torres Cáceres, attivista peruviana, le cui frasi sono spesso campeggiate sui cartelloni del movimento femminista "Ni una menos", nato in Argentina nel 2015 e arrivato in Italia come "Non una di meno". Versi scritti ancora sei anni fa, ma diventati virali in questi ultimi due giorni, dopo essere stati rilanciati sui social da Elena Cecchettin in memoria della sua amata sorella. Chissà se Filippo ha potuto vedere quel mazzolino candido, guardando il sole a scacchi al di là della muraglia. All'imbrunire sul selciato non c'è più: è stato spostato davanti a un ingresso secondario.

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