Circeo, Andrea Ghira dall'ergastolo alla latitanza: chi era e perché non è mai stato in carcere

Mercoledì 15 Novembre 2023, 08:07 - Ultimo aggiornamento: 08:31

Andrea Ghira, chi era

Nato a Roma il 21 settembre 1953, Andrea Ghira era figlio di Maria Cecilia Angelini Rota e di uno dei più noti e stimati imprenditori edili di Roma, Aldo Ghira. Legato fin dagli anni del liceo classico Giulio Cesare ad ambienti di estrema destra, a scuola Ghira aveva fondato un gruppo che concepiva il crimine come mezzo di affermazione sociale. A seguito della sua partecipazione a manifestazioni di estrema destra con annessi episodi di teppismo politico, i primi guai con la giustizia arrivarono all'età di 16 anni, nel 1970. Ammiratore della banda dei marsigliesi, Ghira si faceva chiamare "Jacques", come il criminale Jacques Berenguer, membro del gruppo criminale francese che aveva agito anche a Roma. A 18 anni venne denunciato per minaccia a mano armata e lesioni aggravate, mentre un anno dopo venne arrestato insieme all'amico Angelo Izzo per rapina aggravata e violazione di domicilio. Nonostante una condanna a cinque anni di reclusione, dopo soli due anni Andrea Ghira uscì dal carcere. Un evento, questo, che doveva essere festeggiato, motivo per cui il 30 settembre del 1975 insieme ad Angelo Izzo e Gianni Guido si incontrò a Villa Moresca, la sua casa al Circeo.

Il massacro del Circeo

Donatella Colasanti e Rosaria Lopez questo però non lo sapevano. Quando arrivarono nella villa con Izzo e Guido, Ghira era già lì, sulla porta di casa. I tre ragazzi iniziarono a ridere, poi Izzo tirò fuori la pistola. Fu proprio Donatella Colasanti a raccontare quello che successe dopo: «Quando siamo arrivate nella villa del Circeo, ci hanno fatte subito entrare in casa. Ci hanno puntato una pistola contro, sghignazzando: “Ecco la festa!”. Poi ci hanno chiuso in un bagno minuscolo, senz’aria. Ci hanno spogliate, tolto gli anelli, i documenti, tutto quello che avrebbe potuto renderci identificabili. Sapevano benissimo cosa stavano facendo. Era tutto preparato. I sacchi in cui ci avrebbero messe, da morte, ce li hanno mostrati subito. Izzo voleva essere protagonista, al centro dell’attenzione. Ripeteva in continuazione che lui era capace di uccidere mentre Ghira faceva il capo del gruppo, sosteneva di far parte della banda dei marsigliesi, di essere molto amico del loro boss, Jacques Berenguer. Anzi, diceva che era proprio per ordine dei marsigliesi che ci avevano catturate. Izzo poi diceva che ci avrebbe ammazzate. L’ora e il modo non erano stati decisi, ma dovevamo morire. “Da qui non uscirete vive” ripeteva con il suo sorrisetto malvagio. Recitava un copione». Dopo ore di violenze, Ghira tornò a Roma per un pranzo con la famiglia, lasciando i due amici lì.

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