Ferragni e gli influencer, il business della beneficenza può valere fino a 80 miliardi. I casi da Mariotti a Giulia De Lellis. «Serve un'Authority»

Mercoledì 10 Gennaio 2024, 00:12 - Ultimo aggiornamento: 11 Gennaio, 07:20

LE RICHIESTE

Le promozioni dei colleghi di Chiara Ferragni nel mondo, d’altronde, valgono già 20 miliardi di euro l’anno. Questo sarebbe stato il giro d’affari nel 2023 secondo la Commissione europea: il doppio rispetto ad appena 5 anni fa. Solo in Italia il settore vale quasi 1,5 miliardi e, secondo l’analisi della piattaforma In Fluencity, ci sono ben 1.589.579 profili social che possono essere considerati influencer. Rappresentano quasi il 2,7% della popolazione, un vero e proprio record in tutta Europa. Ad oggi, però, nel nostro Paese, non ci sono regole specifiche.

«Un’autorithy - aggiunge Masetti - potrebbe garantire il lavoro svolto da persone lodevolissime che, nella stragrande maggioranza dei casi, vogliono rendersi utili, come ha fatto molte volte Ferragni. Un controllo ad hoc, con regole chiare e trasparenti, potrebbe metterci al riparo dai rischi». Le madrine di Komen, come Rosanna Banfi e Maria Grazia Cucinotta, si muovono solo a titolo gratuito. «Quando si fa beneficenza sarebbe opportuno farlo senza compensi - continua Masetti - ma, se si vuole creare una joint venture tra un’azienda e un influencer, allora devono esserci norme chiare, altrimenti si creano terreni scivolosi per tutti». Ogni scandalo legato alla beneficenza, aggiunge Maria Grazia Passeri, presidente del Salvamamme di Roma, «per noi diventa un enorme danno di immagine. Ben venga un regolamento, un Garante del terzo settore che indichi a tutti dei percorsi chiari». Un’authorithy con poteri ad hoc per un fenomeno nuovo, per Alberto Gaffuri, docente di diritto per l’economia all’Università Bicocca, «può servire». «In generale - aggiunge - è necessario un quadro di regole chiare e certe, poi quale sarà l’autorità investita è secondario: serve un sistema di controllo che stia al passo con i tempi senza troppa burocrazia, perché parliamo di un fenomeno che si evolve nel giro di mesi».

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