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Il lavoro è stato lungo: in primis il giovane è stato sottoposto a una serie di risonanze per mappare le aree del suo cervello che si attivano quando l'uomo immagina di camminare e muovere le braccia. Queste aree sono poi state tappezzate superficialmente da “elettrodi” che formano dei “sensori” necessari per convogliare i “pensieri” dell'uomo all'esoscheletro.
Il paziente ha prima imparato a comandare il proprio avatar col pensiero; solo successivamente gli impulsi elettrici del suo cervello sono stati “raccolti” e usati per muovere l'esoscheletro. «Mi sono sentito come il primo uomo sulla luna» - ha dichiarato il paziente. «Non camminavo più da anni. Avevo dimenticato di essere più alto della maggior parte delle persone intorno a me. E' stato davvero impressionante».
Il sistema funziona ancora dopo 27 mesi, il che è di per sé un gran successo perché significa che gli elettrodi che servono per raccogliere gli impulsi cerebrali del paziente continuano a funzionare bene a distanza di tempo (in precedenti esperimenti svolti da altri gruppi di ricerca gli elettrodi - impiantati troppo in profondità - smettevano di funzionare e potevano andare incontro a effetti avversi provocando infezioni, problema ovviato in questo studio in cui i sensori sono stati piazzati più superficialmente). L'obiettivo è ora ripetere l'esperimento su altri pazienti e perfezionare l'esoscheletro, concludono gli esperti francesi.
Ultimo aggiornamento: Venerdì 4 Ottobre 2019, 12:19
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