Approvata all'unanimità in Lazio una legge per persone con disabilità non collaboranti. In particolare, la proposta di legge era nata dalla necessità di facilitare l'accesso all'interno degli ospedali del Lazio per le persone disabili, accompagnandole lungo tutto il percorso assistenziale e per aiutarlo nella prenotazione delle prestazioni sanitarie. Inoltre, per raggiungere l'obiettivo, in ogni struttura sanitaria della Regione viene costituita un’equipe di operatori, con funzioni di "Patient manager", che accoglieranno la persona e la famiglia per tutta la loro permanenza all'interno della struttura. Proposta dal gruppo regionale di Fratelli d'Italia (Fdi), la legge regionale ha visto come prima firmataria il consigliere regionale Chiara Colosimo.
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«Era assolutamente necessario - spiega Chiara Colosimo - istituire un apposito percorso diagnostico-terapeutico in regime ambulatoriale di day hospital, che offrisse e facilitasse l'opportunità, a pazienti con disabilità complesse, di accedere a procedure diagnostiche necessarie sia per prevenire e curare patologie tipiche dell'età adulta o anziana sia per assistere patologie non direttamente legate alla malattia principale da cui sono affetti. Il tutto attivando l'intervento congiunto di diverse figure professionali», così Colosimo.
Le criticità
Spesso, infatti, è molto complesso per persone con disabilità gravi eseguire esami come una risonanza magnetica, un'endoscopia o un prelievo. Per poter sottoporre pazienti particolarmente sensibili ad una qualsiasi procedura diagnostica, infatti, è necessario effettuare una sedazione al paziente non collaborante, a volte anche anestesie totali. Appare evidente l'importanza di dover quindi utilizzare un percorso adatto per questi pazienti che necessitano di un aiuto particolare, soprattutto quando si decide di utilizzare una singola anestesia totale per effettuare in un unico contesto tutti gli accertamenti richiesti a titolo soprattutto di prevenzione.
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Il percorso
Il percorso "Non collaboranti", quindi, è un percorso dedicato al paziente disabile grave che presenta problemi clinici in ambito ospedaliero e che per la situazione di grave disabilità, necessita di interventi specialistici anche semplici e di assistenza sanitaria dedicata attraverso la definizione di percorsi organizzativi specifici di accoglienza in strutture che abbiano già in dotazione apparecchiature diagnostiche ed equipe ad alto livello pronti a rispondere alle esigenze dei pazienti non collaboranti.
Le dichiarazioni
«Attraverso questa legge - ha proseguito Colosimo - saniamo una lacuna nel sistema sanitario regionale e portiamo la Regione in prima linea sui percorsi Dama, visto che attualmente sono presenti solo delle iniziative private, e ribadiamo un concetto, ratificato dal Parlamento Italiano e stabilito dalla Convenzione delle Nazioni Unite, ossia che le persone con disabilità hanno il diritto di godere del più alto standard conseguibile di salute, senza discriminazioni sulla base della disabilità. Fino ad oggi sono state le famiglie ad intervenire a sostegno dei non collaboranti sostenendoli sia sotto l'aspetto "fisico" aiutandoli nella gestione quotidiana, sia sotto quello economico», così il consigliere regionale di FdI.
Che poi ha concluso: «Spesso, infatti, accade che alcune malattie vengano diagnosticate tardivamente perché molte analisi sono costose e complicate da gestire con un paziente afflitto da disabilità e non in grado di collaborare.
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 3 Marzo 2021, 18:26
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