Diabolik, nelle carte il piano di Piscitelli: cercare un appoggio tra i legali
di Valentina Errante
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Il 13 dicembre 2017, al ristorante Oliveto di Grottaferrata, all’incontro organizzato per parlare di un carico di droga e della pace tra i clan, Lucia Gargano era attesa. «L’avvocato? Deve ancora arrivare?», chiede Piscitelli. Da lì a breve la giovane donna raggiunge gli altri commensali. A tavola siedono Salvatore Casamonica, Diabolik, il “francese”, che si rivelerà essere un agente infiltrato della Finanza, e poco dopo anche Dori Petoku, leader del gruppo di albanesi che hanno investito nel traffico di droga sul litorale. Diabolik introduce la Gargano ai presenti: «È il nostro avvocato di fiducia». La missione di Gargano è andare in carcere e chiedere il placet di Ottavio Spada per siglare la tregua. Annotano i finanzieri: «Piscitelli affermava di aver già comunicato “al matto” che questa cosa qui di Ostia è “importante” e che lui (Piscitelli) e Salvatore (Casamonica) si stavano esponendo». L’avvocatessa annuisce e Diabolik torna a parlare di Staniscia: «Il matto parlasse con Ottavio perché questo Ottavio che ci sta in mezzo, se volete noi possiamo mettere di tutto e fate la pace... però deve essere la pace».
«Mo’ riarresteranno pure il mio Diabolik», commentava Lucia Gargano nel novembre 2018. In carcere era appena finito Barboncino e il fatto che Piscitelli, ritenuto responsabile di una cessione di droga da 40mila euro, non fosse stato arrestato, le faceva capire che l’inchiesta dovesse essere più ampia. Annotano i militari del Gico: «Lucia Gargano riferiva a Piscitelli di essersi procurata l’intera informativa con le “intercettazioni integrali” e che c’era “qualcosa in più”, ma “le frasi più importanti erano quelle”, diceva. Su sollecitazione di Piscitelli, comunque, avrebbe riletto tutto per controllare meglio il contenuto».
È novembre 2018, quando Lucia Gargano, si legge nell’ordinanza, «si è prodigata per consegnare personalmente un telefono ad Alessio Lori, sottoposto alla misura degli arresti domiciliari presso il centro di solidarietà Don Guerrino Rota di Spoleto, incontrandolo fuori dalla comunità e ricevendo della documentazione da consegnare a terze persone, tra cui Mimoza Zogu, sorella di Arben Zogu».
L’avvocatessa, annota ancora il gip, «ha provveduto anche ad effettuare le ricariche telefoniche richieste da Lori che nelle settimane seguenti è così riuscito a intrattenere rapporti con soggetti inseriti in contesti criminali, in particolare, tramite la sorella Mimoza, con Arben Zogu». Fatti non contestati all’avvocatessa che inducono a pensare che l’inchiesta dei pm Ilaria Calò, Giovanni Musarò e Mario Palazzi avrà presto nuovi sviluppi.
Ultimo aggiornamento: Domenica 16 Febbraio 2020, 08:42
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