Virus a Ostia, 6 bengalesi contagiati e un settimo svanito nel nulla. Chiude un altro ristorante
di Mirko Polisano
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LE PRECAUZIONI
Anche in questo caso, il bengalese lavorava come lavapiatti e non aveva contatti con la clientela. Per questo bisognerà attendere l'esito dei tamponi a camerieri, cuochi e agli altri dipendenti per capire se è il caso di coinvolgere l'intera clientela. A quel punto si potrebbe iniziare a parlare di cluster. Le autorità sanitarie però avvisano: «Chiunque dei clienti del ristorante avesse un sintomo riconducibile a febbre e tosse, si recasse alla Asl per sottoporsi al tampone». I rischi di nuovi casi Covid restano alti nella Capitale come in tutto il Paese, dove crescono le preoccupazioni per una serie di episodi che potrebbero innescare cluster a catena. E gli assembramenti in spiaggia, così come le notti della movida non aiutano. A Roma, in particolare, sulle spiagge libere gestite dal Comune non c'è nessun tipo di tracciamento dei bagnanti. In caso di contatti con un positivo sarà quasi impossibile risalire alla filiera delle persone che hanno collegamenti con chi è stato infettato.
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IL GIALLO
C'è poi il giallo della febbre. Il bengalese che prestava servizio nello stabilimento di Ostia sarebbe andato al lavoro nell'impianto balneare, pur avendo la febbre. Qualche giorno dopo ha scoperto di essere positivo al coronavirus ed ora la struttura sul litorale romano è stata chiusa, per permettere tutti i controlli del caso. «Prendiamo la temperatura tutti i giorni e la annotiamo su un registro - puntualizzano i titolari dell'impianto - abbiamo due dipendenti cardiopatici e non avremmo mai messo a repentaglio la vita di nessun nostro lavoratore». Una versione dei fatti che però non ritorna con quella fornita dall'uomo ai sanitari che lo hanno preso in carica. I dipendenti e i gestori dello stabilimento balneare La Vela di Ostia sono fortunatamente risultati negativi, ma devono fare quarantena e si procederà alla sanificazione dei locali. I sei coinquilini dell'operatore del Bangladesh, invece, sono stati posti in isolamento.
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ALTO RISCHIO
Intanto, non dormono sonni tranquilli i gestori degli altri lidi del litorale romano. La comunità bengalese è presente in modo massiccio nella Capitale e molti di loro prestano manodopera in quasi tutti gli stabilimenti balneari. C'è chi vive sul litorale in case dove gli spazi sono ristretti e dove è inevitabile la coabitazione con decine di connazionali. Sei, sette persone in condizioni igienico-sanitarie precarie e soprattutto in ambienti - in tempo di Covid - promiscui. Stesso scenario per chi vive in altri quartieri, come l'Esquilino. Alcuni gestori, temendo per le proprie imprese, hanno iniziato a non far lavorare la manovalanza bengalese proprio per non rischiare. Una chiusura in piena estate per uno stabilimento balneare potrebbe comportare un danno elevato all'azienda. «Bisogna essere prudenti in questo momento - dice Franco Petrini, gestore di uno stabilimento storico a Ostia - per garantire standard di sicurezza sia ai dipendenti che alla clientela». La stagione partita in ritardo, le bizze del tempo, e le regole anti Covid rischiano di mettere in ginocchio l'economia turistica della costa.
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 15 Febbraio 2023, 13:42
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