Rai, il nodo produzioni: «Lo stallo sui vertici sta bloccando i palinsesti. Progetti fermi da due mesi»

L’allarme lanciato da Giancarlo Leone. La replica di viale Mazzini: «Stanno andando avanti»

Rai, il nodo produzioni: «Lo stallo sui vertici sta bloccando i palinsesti. Progetti fermi da due mesi»

di Mario Ajello

La politica si contorce e si aggroviglia sulla Rai - che comunque ha appena approvato il bilancio 2022 e un ad, Fuortes, ancora ce l’ha e chissà se arriverà oppure no una nuova governance - e intanto gravano alcuni rischi di tipo nazional-popolare sui palinsesti e sugli schermi. Vedremo un nuovo don Matteo? Ci saranno i sequel di Mare Fuori? E Doc-Nelle tue mani si farà ancora oppure no? C’è uno stallo produttivo, progetti che dovrebbero partire ma sono fermi, programmi da fare ma chi lo sa, che è collegato alla stasi aziendale e originato da questa. Se non si sa chi comanda, e per quanto, si bloccano le due grandi categorie di programmi: sia quelli cosiddetti di utilità ripetuta (film, fiction, sceneggiati, animazione) sia quelli di “utilità immediata” ovvero che vanno in diretta live (l’intrattenimento da prime e da day time, i contenitori tipo UnoMattina, Vita in diretta, Domenica in o alcuni talk show da riorganizzare anche a livello di conduttori come Agorà). Per i primi servono almeno sei mesi di lavoro, tra finanziamenti e tutto il resto; per i secondi la preparazione ha bisogno di almeno tre mesi. 

Ma se nulla si sa su chi comanda, come si fa a programmare la tivvù - esempio: non si capisce se ci sarà Che tempo che fa oppure no, visto che è scaduto il contratto di Fabio Fazio - del prossimo autunno 2023 fino alla primavera 2024? I produttori interni alla Rai e quelli esterni sono molto preoccupati di questo. Anche perché il valore complessivo delle produzioni in questo arco di tempo è di oltre 100 milioni di euro e, soprattutto, dalla scelta e dalla qualità dei programmi deriva l’introito pubblicitario per la Rai che in un anno si aggira intorno ai 600 milioni di euro (a cui si aggiunge il miliardo e sette derivante dal canone). 

Massimo Giletti e la sospensione di Non è l'Arena, il giornalista rompe il silenzio: «Ci sono intercettazioni terribili, dicevano: “Va chiuso”»

Il Settimo Piano di Viale Mazzini rassicura: «Nulla risulta bloccato. Le produzioni di fiction sono in corso di realizzazione in linea con quanto avvenuto negli anni passati. Tutti i programmi di intrattenimento stanno andando puntualmente in onda. I prossimi palinsesti autunnali verranno presentati in luglio». Ma il timore dei produttori - manifestato ieri da Giancarlo Leone, presidente dell’Apa: Associazione dei produttori audiovisivi - non si placa e corrisponde anche a quella delle maestranze Rai in sciopero il 26 maggio insieme dirigenti aziendali vogliosi di avere chiarezza e dunque condizioni di operatività per il futuro. 

Leone, che per oltre 30 anni è stato dirigente importantissimo della Rai, traccia questo quadro: «La situazione di stallo in cui è entrata la Rai costituisce un vero e proprio stato di emergenza che come tale andrebbe considerato e risolto urgentemente.

Non ci interessa se e chi guiderà la Rai in futuro. Ci preoccupa il fatto che da due mesi tutti i progetti siano bloccati in attesa di una soluzione al vertice che, evidentemente, non c’è. Ciò costituisce un danno enorme per la stessa Rai e per tutto il mondo della produzione con effetti palesi sui prossimi palinsesti, di fatto bloccati, e sulla intera filiera produttiva, creativa e culturale». 

E’ un po’ l’umore dell’intero comparto Rai: se Fuortes resta, faccia lui (e chi arriverà dopo di lui nel caso andasse via in tempi brevi troverà il lavoro già fatto, piaccia o non piaccia, e avrà pochi margini di autonomia); se invece non dev’essere lui a guidare ancora l’azienda, allora chi di dovere cerchi la soluzione giusta per ridare operatività a questa industria. Non è un dilemma affatto facile - povera Rai - da risolvere. 

PALUDE E SPRINT

Leone ricorda, e gli addetti ai lavori lo sanno bene, un percorso per arrivare a un nuovo ad: «L’intervento urgente da parte dell’azionista Rai, il Mef, che in sede di assemblea per l’approvazione del bilancio 2022 dovrà auspicabilmente prendere posizione in merito». La riunione dell’assemblea dei soci è prevista per il 27 aprile. Ma non sembrano affatto esserci le intenzioni da parte del governo, per ora, di arrivare a una soluzione drastica, anche perché Fuortes è forte di alcuni successi aziendali, di non poche aderenze nel centrodestra e Meloni, che ha un ottimo rapporto con lui, vuole risolvere amichevolmente la fuoriuscita dell’ad anche se una nuova collocazione - la guida del Teatro San Carlo è un approdo complicato - non si sta trovando e senza di questa il numero uno della Rai è deciso a restare dove sta. 
Un vero rompicapo dunque a Roma-Mazzini. Mentre ci sono produzioni che attendono di essere sviluppate. Il Conte di Montecristo, Sandokan, la trasposizione televisiva dei nuovi romanzi di De Cataldo e di quelli di gran successo di Andrea Vitali sono, insieme a tanti altri, esempi di fiction di cui si sta parlando e che aspettano di essere realizzati. Ci può mettere la firma Fuortes o qualcun altro ma - dicono quelli dell’industria audiovisiva - non serve la palude e occorre lo sprint.
 


Ultimo aggiornamento: Venerdì 21 Aprile 2023, 23:53
© RIPRODUZIONE RISERVATA