L'Europa chiede altre garanzie: pensioni di cittadinanza rinviate
di Luca Cifoni e Antonio Pollio Salimbeni
Manovra, tutte le misure dalle pensioni ai balneari: ma ballano le coperture
La trattativa tecnica è serrata e non mancano schermaglie politiche: il vicepremier Matteo Salvini, riferendosi alla situazione francese, si è augurata che «a Bruxelles ci sia buonsenso e non figli e figliastri». Quella di ieri non è stata una semplice giornata in cui i tecnici di Bruxelles e quelli del Tesoro hanno continuano a sentirsi e discutere per limare qui e lì gli ultimi dettagli sulla base dell'ultimo documento inviato dal Tesoro con cifre, misure e valutazioni di impatto. È stata una giornata nella quale dopo ore e ore di analisi e confronti, si è capito in serata che le posizioni restano ancora distanti. Tutto verte su un punto che per Bruxelles è dirimente e che il governo, invece, ha sempre cercato di mascherare pubblicamente: il taglio del deficit/Pil in termini strutturali. Il problema è semplice: solo assicurando anche un minimo aggiustamento del bilancio in termini strutturali, cioè al netto delle misure una tantum e degli effetti del ciclo economico, l'Italia non sarà bocciata con una procedura che porterebbe a un mezzo commissariamento della politica di bilancio. In coerenza con il quadro del deficit strutturale, è in discussione anche la stima/obiettivo di crescita del Pil, (all1,5% nel 2019) ritenuta non realistica dalla Ue, che però il governo non è disposto a rivedere. Originariamente all'Italia è stato chiesto di assicurare un miglioramento del deficit/pil strutturale dello 0,6% (10,8 miliardi), invece con la manovra il deficit strutturale peggiora dell'1,2%. Per cavarsela, ora basterebbe una riduzione soft, probabilmente nell'ordine dello 0,1%: il minimo sindacale per mostrare che l'Italia rispetta le regole del patto di stabilità. Tuttavia il documento italiano non viene ritenuto ancora sufficiente.
IL COLLEGIO
C'è ancora tempo una giornata: domani si terrà l'ultima riunione della commissione europea del 2018, dopodiché la pratica passa a gennaio. Ieri si sono riuniti i capi di gabinetto dei commissari che, su loro istruzione, preparano le riunioni del collegio europeo, e il caso Italia ha tenuto banco. La discussione sull'Italia è stata approfondita e combattuta. È stato deciso di non inserire all'ordine del giorno della Commissione l'avvio della procedura, il che però non esclude che ciò possa essere deciso oggi o anche un momento prima della riunione. La spada di Damocle della procedura non è stata riposta. Ne è consapevole Giovanni Tria, che nella serata di ieri ha annullato i suoi impegni per tornare a Palazzo Chigi per riferire al presidente del Consiglio. I tempi sono stretti anche in Italia, visto che la legge di bilancio dovrà poi tornare alla Camera per l'ultimo passaggio e di solito il Parlamento non lavora tra Natale e Capodanno.
Proprio in queste ore, Sergio Mattarella rilancia la prassi e il modello del multilateralismo alla base dell'Unione europea e il metodo «del confronto e del dialogo per raggiungere un compromesso». Il capo dello Stato, in occasione della cerimonia di auguri al corpo diplomatico, critica di fatto il sovranismo (senza mai citarlo) e le varie coalizioni di Stati, come Visegrad e la lega Anseatica guidata dalla Olanda in vista delle elezioni europee: «Un vuoto politico che paralizzasse in questo momento il vecchio continente e gli impedisse di svolgere un utile ruolo nelle relazioni internazionali, siano politiche, economico-finanziarie, commerciali, creerebbe un forte squilibrio, mettendo a repentaglio l'orizzonte di progresso dell'intero pianeta». Ancora: «L'architettura istituzionale e funzionale dell'Unione necessita certamente di completamenti, miglioramenti e adattamenti e di questo processo l'Italia intende continuare a essere protagonista. L'importante è che a prevalere non siano cartelli di blocco uniti soltanto da atteggiamenti ostruzionistici, della cui azione l'unico risultato diverrebbe la paralisi».
Ultimo aggiornamento: Martedì 18 Dicembre 2018, 10:58
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