«So sei lingue, ma è la linea la mia vera lingua», diceva di sé.

«So sei lingue, ma è la linea la mia vera lingua», diceva di sé. Di volta in volta definito architetto del linguaggio, progettista di trame filosofiche, creatore di aforismi visivi, pittore da leggere. Lui è il grande illustratore Saul Steinberg (1914-1999) finalmente protagonista di una importante retrospettiva alla Triennale. Steinberg. Milano New York è il titolo perfetto dato che Steinberg è stato milanese per una decina d'anni e si è sempre sentito milanese per tutta la vita. Arriva agli inizi degli anni 30 a studiare al Politecnico dalla natia Romania dove nasce, figlio della borghesia ebraica. E a Milano rimane fino a quando le leggi razziali lo costringono alla fuga, nel 1941, a New York, che diventa la sua città. Ma con Milano Steinberg mantiene fortissimi legami. A partire dagli amici: Cesare Zavattini, il grande Aldo Buzzi, Alberto Lattuada, Giovanni Guareschi. Sono 350 le opere in mostra, provenienti da fondazioni e musei di tutto il mondo. Di queste 89 rimarranno alla Braidense, ricevute dalla Fondazione Steinberg di NY. Disegni a matita, a inchiostro, a pastello, i leporelli (fogli a fisarmonica), i bozzetti per il Labirinto dei ragazzi alla Triennale X del 1954. E poi maschere disegnate su carta, le riviste satiriche italiane fino a all'approdo al New Yorker. Una vera scorpacciata d'autore.
Fino al 13 marzo. Viale Alemagna, 6. Orari mar-dom 11-20. Biglietto 12/10 euro (P.Pas.)

Ultimo aggiornamento: Lunedì 18 Ottobre 2021, 05:01
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