Coronavirus, «Uscite di casa, è un complotto». Il delirio social è sotto inchiesta
di Lorenzo De Cicco
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UN ARRESTO
La Polizia Postale sta già procedendo all’identificazione dei profili social incriminati, spesso individuati tramite la piattaforma di segnalazioni del commissariato online. Gianluca S., che diceva «non c’è un morto di coronavirus», è uno dei profili segnalati. Ma ce ne sono tanti altri, a decine. In un caso è scattato l’arresto. Un 53enne di Alassio, comune di 10mila abitanti in provincia di Savona, ha pubblicato su Twitter la foto di una pistola infilata tra la cinta e la camicia, allegando il commento: «Altro che arresto, agente avvisato mezzo salvato. A buon intenditore poche parole». La Polizia locale lo ha beccato in strada ed è bastato questo perché l’uomo si desse alla fuga, barricandosi in casa, ripiegando sul balcone, a lanciare insulti alle forze dell’ordine. La pistola, si è scoperto poi, era giocattolo. Non tutti lasciano sui social commenti violenti. Molti semplicemente mettono in dubbio l’emergenza e spingono gli altri a continuare come niente fosse. Quattro amici di Genova – si legge in un’altra segnalazione al vaglio della Postale – sono andati ad allenarsi in una palestra, che in teoria avrebbe dovuto restare chiusa, «effettuando uno streaming su Twitch.tv».
«I controlli contro i reati online sono stati rafforzati», spiega Nunzia Ciardi, direttore della Polizia Postale. «C’è stata una vera e propria esplosione di cyber crime, in questi giorni. Gridare al complotto, mentre siamo tutti a casa in una situazione d’emergenza, non è solo assurdo, è anche gravissimo. Si rischia il procurato allarme». Come precauzione, non servono mascherine e guanti: «Basta non fidarsi del passaparola».
Ultimo aggiornamento: Giovedì 19 Marzo 2020, 13:43
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