Banche, società pubblica ad hoc per rafforzare gli istituti

Banche, società pubblica ad hoc per rafforzare gli istituti

di Rosario Dimito
Sul tavolo del negoziato con la Ue relativo al piano per le banche, l’Italia ha messo un pacchetto ampio di misure che vanno dal Padoan-bond, nipote dei Tremonti-bond e Monti bond fino alla Sieg, cioè alla creazione di una società per la gestione di un interesse economico generale che, secondo il Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea (Tfue), tutela servizi di interesse collettivo che non possono essere forniti dal mercato in modo soddisfacente e “a condizioni, quali prezzo, caratteristiche obiettive di qualità, continuità e accesso al servizio, coerenti con il pubblico interesse, quale definito dallo Stato”. Nel pacchetto c’è poi anche la sospensione del bail-in, consentita dalla direttiva Brrd che introduce misure armonizzate per la gestione delle crisi bancarie, nella misura in cui si rischia di alterare la stabilità finanziaria.

Tra i servizi destinati ai cittadini o rientranti nell’interesse collettivo c’è per esempio il settore della banda larga, tanto attuale di questi tempi. Queste Sieg sono capitalizzate con soldi pubblici, nello specifico si pensa alla Cdp per garantire gli aumenti di capitale delle banche. L’ordine di grandezza ipotizzata si aggira sui 6 miliardi. Nella garanzia si potrebbero coinvolgere investitori istituzionali di rango.

FREDDEZZA DEI BANCHIERI
Finora tra i servizi pubblici da tutelare non sarebbe compreso il risparmio che è l’anello per far applicare eventualmente agli istituti la possibilità di utilizzare fondi pubblici. Sembra che la Cassa depositi sia allo stato marginalmente coinvolta in un negoziato che si svolge sul piano politico e istituzionale tra i ministeri del Tesoro, Sviluppo Economico, Bankitalia. Lunedì scorso come rivelato dal Messaggero, un emissario del governo avrebbe avviato questa trattativa con l’Europa, confermata due giorni fa dal vice presidente della Commissione europea responsabile per l’euro e gli affari finanziari Valdis Dombrovskis. Ora si attende il rientro definitivo a Roma di Matteo Renzi dopo la due giorni di incontri a Berlino e Bruxelles passando dalla capitale, per dare concretezza alle ipotesi di lavoro, tra le quali c’è anche un fondo Atlante 2. Quanto al primo fondo Atlante, invece, ieri il sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta ha ventilato la possibilità di un «rifinanziamento tramite l’ingresso ad esempio di casse e fondi pensione e a un aumento della quota di Cdp. Ma con «molta prudenza e attenzione» perché si tratta di risparmio postale e delle risorse per le pensioni dei cittadini. Sarebbe una risposta «importante e immediata» e consentirebbe di far partire il mercato degli npl».

L’obiettivo del governo con il piano in cantiere sarebbe di predisporre uno strumento d’urto in caso di pericoloso e aggressivo avvitamento dei mercati che metterebbe in difficoltà la ricapitalizzazione quasi sicura di Unicredit e quelle, possibili, anche se non in agenda, di Carige e Mps. Si consideri che da venerdì a ieri il saldo per i titoli bancari italiani è negativo di 35 miliardi, avendone persi 37 nelle prime due sedute e guadagnati solo due nelle ultime due compreso ieri.

L’occasione del nuovo piano in cantiere potrebbe essere propizia per dar vita a un’altra soluzione per gli 84 miliardi di sofferenze nette italiane e dare man forte ad Atlante che, come ha detto l’altro giorno Carlo Messina, ceo di Intesa Sanpaolo, con la leva, potrebbe smaltire un terzo di crediti dubbi. «Non credo all’ingresso dello Stato nelle banche», ha detto il banchiere milanese, «l’idea di fare ricapitalizzazioni per svalutare le sofferenze ai prezzi che indicano gli investitori mi sembra sbagliata». Anche altri esponenti di punta del mondo bancario come Giuseppe Guzzetti sono freddi e vogliono chiarezza sui passi da compiere, specie se coinvolgono nuovamente la Cdp, di cui le fondazioni hanno il 15,9% molto pesante. Probabilmente anche sulle Sieg si cerca chiarezza visto che secondo il trattato europeo, regolano comunicazioni elettroniche, mercato postale, energia elettrica, gas, trasporto. Gli sherpa sono al lavoro per predisporre un dossier che dimostri come la tutela del risparmio, ripetutamente additata da Renzi, essendo un servizio prestato al cittadino, può rientrare tra quelli meritevoli di una tutela pubblica. Quanto ai Padoan-bond che sono un’altra ipotesi di scuola, va considerato che i precedenti strumenti condizionavano l’attività dei beneficiari imponendo, tra l’altro, una crescita fissa degli impieghi del 4% annua, un tasso alle stelle (8,5% crescente) e limiti ai dividendi. Tutto il negoziato comunque sarebbe in salita perché finora dall’Europa non ci sono stati segnali positivi.

 
Ultimo aggiornamento: Giovedì 30 Giugno 2016, 00:05
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