La stretta monetaria costa 30 milioni alle piccole imprese. Cresce la preoccupazione per gli scenari di geopolitica incerti

Il 40% delle micro aziende bellunesi dipende dagli istituti di credito per i prestiti

La stretta monetaria costa 30 milioni alle piccole imprese. Cresce la preoccupazione per gli scenari di geopolitica incerti

di Giovanni Santin

BELLUNO - Non solo gli alti tassi di interesse che provocheranno una stangata alle micro e piccole imprese bellunesi di 30 milioni di euro. All’orizzonte si stagliano altri eventi – primi fra tutti i rischi di natura geopolitica che ricadono sul commercio internazionale - forieri di ulteriori turbolenze. A paventare tale pericolo è Claudia Scarzanella, presidente Confartigianato Imprese Belluno che poggia la sua analisi su dati elaborati dalla stessa confederazione. «La durata della stretta monetaria sta costando cara alle nostre imprese – esordisce Scarzanella - mentre altre situazioni potrebbero diventare fonte di grande preoccupazione».


I CONTI

Per quanto riguarda l’extra costo legato al caro tasso di interessi bancari, sopportato dalle micro e piccole imprese della provincia di Belluno, esso è valutato in 30 milioni di euro. Una situazione che accomuna le province venete economicamente più forti. Infatti il Veneto, con i suoi 944 milioni di extra costo da caro tassi, è secondo in Italia, superato solo dalla Lombardia. Il dato, si diceva, emerge da un’analisi compiuta dal centro studi Confartigianato. «Gli alti tassi d’interesse praticati dagli istituti di credito – continua la presidente Scarzanella - oltre al rallentamento dell’economia, hanno comportato un calo dei prestiti alle imprese. A dicembre 2023 in provincia si contava 1 miliardo 545 milioni di euro di prestiti, con un calo tendenziale del 3,7% rispetto al 2021. Il punto più alto si era registrato a dicembre 2021, con 1 miliardo 104 milioni di prestiti». 
Più dettagliatamente: nel manifatturiero i prestiti alle imprese sono scesi a 526 milioni di euro, con un meno 6,3% tendenziale rispetto al 2021. Critica anche la situazione per il settore delle costruzioni che con i suoi 124 milioni di euro di prestiti ha visto una discesa tendenziale del 14,3% a fine 2023.

Anche il credito alle imprese di servizi ha subito un rallentamento nell’ultimo trimestre del 2023. Già a settembre i prestiti erano scesi dello 0,4%, a dicembre la variazione è stata del meno 0,6%, attestando l’ammontare totale a 778 milioni di euro. 


IL TREND

Lo studio di Confartigianato ha analizzato anche le fonti di finanziamento delle micro e piccole imprese della provincia. Al primo posto c’è l’autofinanziamento che interessa il 76% delle piccole e medio imprese (Mpi). Il credito bancario a medio e lungo periodo è praticato dal 34,7% delle imprese, mentre quello a breve dal 13,3%. Questa linea di tendenza conferma da una parte la capacità di investimento delle Mpi, ma dall’altra è il segnale delle difficoltà di accesso al credito. «Per questo il ruolo dei Consorzi artigiani di garanzia è sempre più centrale – prosegue Scarzanella - unitamente agli stanziamenti camerali e comunali, in questa congiuntura rallentata e incerta. Da sottolineare anche lo scarso peso dei sostegni pubblici: solo il 2,7% delle imprese ha usufruito di incentivi e agevolazioni pubbliche, mente i contributi o fondi europei hanno interessato il 6,7% delle Mpi bellunesi». 


IL “TERMOMETRO”

Il dato relativo al grado di dipendenza da fonti esterne di finanziamento delle imprese evidenzia che il 38,8% delle imprese bellunesi ha un certo livello di dipendenza, solo il 7,7% ha un’elevata o molto elevata dipendenza. «Ancora più evidente è il dato della dipendenza dalle banche - conclude la presidente - che riguarda il 38,7% delle imprese bellunesi, dato che vale il 18° posto in Italia. Hanno elevata o molto elevata dipendenza dalle banche il 10,2% delle imprese. Il credito è un termometro importante. La durata della stretta monetaria sta costando cara alle nostre imprese, mentre altre situazioni potrebbero diventare fonte di grosse preoccupazioni, prime fra tutti i rischi di natura geopolitica che ricadono sul commercio internazionale».


Ultimo aggiornamento: Venerdì 26 Aprile 2024, 09:59
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