The Cure, l'attesissimo live che vale una carriera domenica al PalaLottomatica

The Cure, l'attesissimo live che vale una carriera domenica al PalaLottomatica

di Claudio Fabretti
Q uasi quarant’anni di carriera in una notte sola. A night like this, parafrasando uno dei loro più celebri brani. I Cure tornano a Roma, sul palco del Palalottomatica, per un concerto sold-out, che si preannuncia tra i più attesi dell’autunno.

La storica band guidata da Robert Smith - prima capofila della darkwave, poi abile dispensatrice di suggestioni pop-rock - manca dall’Italia dal 2012, ma non ha certo perso quello smalto live che l’ha sempre contraddistinta. Negli ultimi sette anni, i Cure hanno tenuto una serie di show di alto profilo a Londra e sono stati headliner dei più importanti festival europei, con il loro carico di canzoni magnetiche, spiazzanti e camaleontiche.

Certo, di tempo ne è passato tanto, da quanto i tre ragazzi immaginari (Three Imaginary Boys era il loro album d’esordio del 1979) hanno fatto irruzione nella scena post-punk britannica, stregando il pubblico con le loro filastrocche stranianti e le loro ballate spettrali. E oggi accanto a Robert Smith - padre-padrone assoluto del gruppo - è rimasto solo Simon Gallup, il bassista subentrato nel 1980, in occasione di Seventeen Seconds, primo capitolo di quella splendida trilogia di darkwave raggelante proseguita con Faith e Pornography.

Al fianco dei due superstiti, però, troviamo turnisti di lusso, come Reeves Gabrels (chitarrista già al servizio di David Bowie dal 1987 al 2000), Jason Cooper (batteria) e Roger O’Donnell (tastiere). I Cure eseguiranno molti dei più grandi successi dei loro 37 anni di carriera, ma non solo: ci saranno anche tanti remix e alcuni brani ancora inediti. Il tutto contornato da una nuova produzione, per uno spettacolo che si preannuncia ricco e generoso, come sempre. Ma, al di là dell’indubbia qualità delle canzoni, il fascino della formazione del Sussex sta anche nell’immaginario che è riuscita a creare, al confine tra i sogni e gli incubi, la solitudine e l’amore, il peccato e l’innocenza. Mentre la tradizione delle malinconie inglesi si sublimava in una nuova generazione di band (dai Radiohead agli Editors), l’enigmatico Smith è riuscito a costruirsi un mondo a parte, tanto inquietante quanto consolatorio, a cui i suoi fan continueranno sempre a fare ritorno. Anche solo per vivere una notte come questa
Ultimo aggiornamento: Venerdì 28 Ottobre 2016, 11:33
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