Processo all'untore dell'Aids, porte aperte alle telecamere rispettando la privacy delle ragazze coinvolte

Processo all'untore dell'Aids, porte aperte alle telecamere

di Davide Manlio Ruffolo
Sarà a porte aperte il processo nei confronti di Valentino Talluto, il 32enne che, pur consapevole di essere affetto dal virus dell’HIV, intratteneva rapporti non protetti con numerose e ignare partner.





Questo quanto disposto dal presidente della terza Corte di Assise di Roma Evelina Canale, nel corso della prima udienza, respingendo la richiesta di celebrare il procedimento a porte chiuse avanzata dall’avvocato Irma Conti, legale che tutela gli interessi di 17 ragazze. Una decisione su cui anche il pubblico ministero Francesco Scavo aveva espresso parere contrario sostenendo che: “alcuni passaggi di questo processo è necessario che siano trasmessi per l’importanza che avranno”. Nella stessa udienza i giudici hanno anche respinto la richiesta, avanzata dalla difesa dell’imputato, di ricorrere al rito abbreviato. Al ragazzo la Procura di Roma contesta i reati di epidemia dolosa e lesioni gravissime. Cinquantasette i casi, di cui oltre trenta per contagio diretto, finiti agli atti dell’inchiesta.

La terribile vicenda ebbe inizio nel lontano 2006 quando Valentino, all’epoca 21enne, scopriva di essere sieropositivo. Una notizia devastante che, però, non sembrava averlo turbato al punto che questi decideva di non mutare le proprie abitudini sessuali, da sempre incentrate su rapporti non protetti. Così, come niente fosse, Valentino continuava a procacciare su chat e social network, ragazze di età compresa fra i 22 e i 30anni, senza rivelare loro il suo terribile segreto. Anzi, incurante delle eventuali conseguenze, chiedeva alle giovani di intrattenere rapporti sessuali non protetti per provare «un maggiore piacere sessuale».

Al termine dell’udienza l’avvocato Licia D’Amato, che difende le donne rappresentate dall’associazione “Bon’t worry noi possiamo”, ha spiegato che «trattandosi non di un processo qualsiasi, ma di interesse per l’opinione pubblica per la diffusione di epidemia e l’attentato alla salute e sicurezza delle donne, il pm Scavo ha respinto la richiesta di non ammettere pubblico e telecamere» ma la privacy delle vittime verrà garantita dal fatto che queste «non saranno inquadrate. Le riprese inizieranno solo dopo che avranno reso le proprie generalità e i nomi saranno dati per letti».
Ultimo aggiornamento: Venerdì 3 Marzo 2017, 10:20
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