Mafia, l'intercettazione: "Tanto
nella strada comandiamo sempre noi"

Mafia, l'intercettazione: "Tanto nella strada comandiamo sempre noi"

di Angela Camuso
«Sono diventato un intoccabile. Basta far sapere in giro che io sto con il cecato» . Così, in un’intercettazione telefonica, uno degli imprenditori che aveva accettato di mettersi sotto la protezione dell’ex Nar ed ex bandito della banda della Magliana Massimo Carminati.





Un criminale, quest’ultimo, che conta tra i suoi contatti recenti anche quelli con esponenti del clan di Cosa Nostra Santapaola, con la camorra di Michele Senese e con Ernesto Diotallevi, altro sempreverde della storica gang. Carminati, stando a quanto svelano le indagini, portava avanti il progetto ambizioso di condizionare dall’interno l’economia e la politica della capitale. «Non è più tempo dei recupero crediti, non possiamo accontentarci degli spiccioli», diceva a uno dei suoi bracci destri. E ancora, rivolgendosi a un imprenditore restio a subire le sue pressioni: «Perché tanto sulla strada. Tu ci avrai sempre bisogno di noi. Comandiamo sempre noi». La paura che incuteva anche soltanto il nome di Carminati, per via del suo passato, era uno degli elementi di forza dell’organizzazione.



L’ex capo della segreteria del sindaco Alemano Antonio Lucarelli, dopo aver ricevuto una telefonata dal cecato, si era addirittura precipitato in strada per decidersi ad incontrare l’emissario del bandito, incaricato da quest’ultimo di intrattenere i rapporti istituzionali, Salvatore Buzzi, che per tante volte Lucarelli si era rifiutato di incontrare. Buzzi, appartenente all’estrema sinistra, già condannato in via definitiva per un omicidio negli anni di piombo, era già noto per essere diventato imperatore delle Coop rosse. Anche attraverso queste Carminati infiltrava gli appalti pubblici. Subdoli e tipicamente mafiosi i metodi coi quali Carminati riusciva a pilotare le nomine al comune in municipalizzate come l’Ama.
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 3 Dicembre 2014, 09:11