Estorsioni, minacce, botte e stupri: presi gli usurai che terrorizzavano i Castelli

Estorsioni, minacce, botte e stupri: presi gli usurai che terrorizzavano i Castelli

di Davide Manlio Ruffolo
Erano diventati il terrore dei Castelli romani a suon di estorsioni, minacce, aggressioni, violenze sessuali e spaccio di sostanze stupefacenti ma sono stati scoperti e assicurati alla giustizia.

I cinque componenti del gruppo criminale di tipo familiare, poiché tre di loro sono rispettivamente marito, moglie e figlio maggiorenne, erano specializzati nella fornitura di prestiti a tasso usuraio. Per tre di loro, rispettivamente il 42enne ritenuto vertice del gruppo, la moglie 44enne e una donna di 57 anni, si sono spalancate le porte del carcere. Per il figlio 18enne della coppia, il gip ha disposto l’obbligo di firma mentre per l’ultimo membro del gruppo, un 31enne, sono scattati gli arresti domiciliari.

A rivolgersi alla banda, come spesso accade in casi come questi, erano numerose persone che, schiacciate dalla crisi economica, non riuscivano a far fronte ai propri bisogni. Proprio per questo finivano per contattare il sodalizio criminale che offriva loro denaro in prestito, anche piccole somme, a tassi d’interesse che raggiungevano anche il 240% su base annua. In questo modo la vittima di turno, anziché risolvere i propri problemi, finiva in una spirale insostenibile. Per recuperare i crediti, nel caso in cui le minacce non sortivano effetto, gli arrestati non disdegnavano il ricorso alle maniere forti.

Pestaggi brutali, come quando fratturarono 6 costole ad un uomo reo di non riuscire a saldare i debiti, fino addirittura allo stupro consumato, almeno in un caso, ai danni di una donna. Inquietanti, in tal senso, le intercettazioni captate dagli inquirenti. «Vi sfascio tutti, domani vado da tuo fratello, ma tu dove sei? E non ti fai sentire, pezzo di mer...», tuonava furibondo uno degli strozzini alla sua vittima. L’indagine, avviata nel novembre del 2016 e conclusa il mese scorso, ha permesso di ricostruire il giro d’affari dei cinque: 36 vittime nel 2013 (con introiti per 41mila euro), 46 nel 2014 (58mila euro), 70 nel 2015 (93mila euro), 55 nel 2016 (77mila euro).
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 12 Aprile 2017, 09:24
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