Legge elettorale, Renzi ai senatori Pd: "Italicum,
nessuna alternativa. Non accettiamo ricatti"

Renzi avverte la minoranza Pd: "Non siete partito nel partito"

di Alessandra Severini
ROMA - «Io sono pronto a dialogare con tutti fino all’ultimo, ma non mi faccio ricattare da nessuno. Domani (oggi ndr) si chiude». Matteo Renzi manda un messaggio chiaro ai “ribelli” del suo partito: non ammetterà sgambetti o trappole sull’Italicum, perché la minoranza «non è un partito nel partito». Da qui l’ultimatum che qualcuno legge come una minaccia di ritorno anticipato alle urne: «O questa settimana approviamo la riforma o ci teniamo il Consultellum».





Oggi Renzi chiederà all’assemblea Pd di esprimersi sulla nuova legge elettorale, i renziani accusano la minoranza di preparare «un golpe politico» ma ritengono che alla fine solo poco più di una decina non voterà l’Italicum.



La sinistra del Pd minaccia di non votare la legge elettorale se non saranno accolte ulteriori modifiche sui capilista bloccati. In realtà la stessa minoranza è divisa e, complice l’aut aut renziano, sei firmatari dell’emendamento contro le liste bloccate annunciano marcia indietro: «Ci asterremo perché non facciamo cadere il governo a 7 giorni dall’elezione del Presidente della Repubblica». Insomma, le riforme arrancano, ma è chiaro che il vero motivo del contendere è il nome del nuovo inquilino del Colle. La sinistra Pd chiede di essere ascoltata ma, anche se si parla di un incontro tra Renzi e Bersani, il premier vedrà innanzitutto il primo contraente del Patto del Nazareno, ovvero Silvio Berlusconi.



Nell’incontro fissato per questa mattina, il Cav farà pesare l’intesa raggiunta ieri con Alfano. Dopo mesi di gelo l’ex delfino ha incontrato Berlusconi: con i loro 250 grandi elettori, centristi e azzurri possono far valere un peso notevole nella scelta del nuovo presidente. Fi e Ncd chiedono a Renzi un candidato di area moderata, come Giuliano Amato o Pierferdinando Casini, che considerano personalità di garanzia. Ma lo stesso Bersani avverte: «Non mangeremo una minestra preparata con la destra».



Intanto dalla Ue, il commissario agli Affari economici Pierre Moscovici ribadisce che l’Italia potrà beneficiare delle nuove regole sulla flessibilità di bilancio, ma sottolinea che dovrà fare quello «sforzo in più» richiesto dalla Commissione, cioè ridurre il deficit strutturale dello 0,25%.
Ultimo aggiornamento: Martedì 20 Gennaio 2015, 07:22
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