Milano allagata, le scuse di Pisapia: "La Regione
non ci ha avvertito, risarciremo i cittadini"

Milano allagata, le scuse di Pisapia: "La Regione ​non ci ha avvertito, risarciremo i cittadini"

di Simona Romanò
Chiedo scusa ai cittadini. Con le scuse pubbliche iniziato il discorso del sindaco Giuliano Pisapia nel consiglio comunale di ieri, dedicato in parte alla Milano piegata dall'esondazione del Seveso: Abbiamo fatto il possibile - ha poi spiegato - Se fossimo stati avvertiti in tempo dalla Regione, ma forse non era prevedibile, avremmo evitato il disastro. Il problema del Seveso una nostra priorit.





E ancora: «Il Comune farà tutto quello che è necessario per risarcire i cittadini dai danni provocati». Confcommercio stima danni per 6,5 milioni.



Nell'unità di crisi convocata ieri a Palazzo Marino il sindaco ha anche ipotizzato la richiesta di calamità naturale: «Devo fare però prima una valutazione complessiva per vedere se ci sono i presupposti».

E nella città in ginocchio scoppia la polemica fra Comune e Regione. L'assessore alla Protezione civile Marco Granelli, infatti, ha sottolineato che «la Protezione civile regionale non era in allerta, quella del Comune sì ed è intervenuta subito, ma non c'è stato il tempo di aprire i tombini».



Non ci sta la collega al Pirellone, Simona Bordonali: «Abbiamo attivato tutte le procedure previste dal protocollo». E Granelli pensa al futuro, con un appello chiaro alla Regione: «Bisogna approvare velocissimamente le vasche di laminazione, perché Milano non può vivere con l'incubo dell'esondazione del Seveso». È duro Pisapia riguardo al no dei Comuni dell'hinterland nell'ospitare le strutture: «Non e' più possibile che ognuno dica no a casa mia». Intanto, a Palazzo Marino è scoppiata la bagarre, con il centrodestra - armato di materassini da mare e pinne - a chiedere le dimissioni di metà giunta. Ad «assolvere» il Comune anche il capo della Protezione Civile, Franco Gabrielli: «Incolpare Pisapia su problematiche strutturali antiche è ingiusto».



LA RABBIA DEI RESIDENTI «Siamo stanchi, delusi e molto arrabbiati». Sono le prime parole di Pierluigi Angiuoni di Stop esonda Seveso, per spiegare lo stato d'animo degli abitanti del Niguarda, sott'acqua per otto ore, con le strade piene di fango e melma.

«È l'ennesimo disastro - prosegue Angiuoni - forse più intenso delle precedenti volte, visto che l'acqua ha invaso anche il quartiere Isola, ma è da 50 anni che subiamo disagi e ogni volta che piove con intensità siamo appesi ad un filo». Paura per le prossime ore? «Non dormiremo sonni tranquilli e siamo preoccupati anche per l'aspetto igienico, perché l'acqua del Seveso non è pulita e porta sporcizia. Nel fiume, infatti, è scaricata l'acqua di fognatura e quella di lavorazione industriale». Da qui, l'appello al Comune: «Bisogna realizzare le opere strutturali necessarie. Basta buonismi a favore di Regione Lombardia, che deve prendersi le proprie responsabilità e coordinare i sindaci dei Comuni dell'hinterland coinvolti nel progetto».

Residenti in allerta, gli occhi incollati al meteo. «Siamo impotenti - spiega Simona Fregoni, proprietaria di una drogheria e presidente della commissione Casa di Zona 4 - perché l'acqua fuoriesce dai tombini ed è incontenibile. Una giornata da incubo: la corrente era forte e rischiava di travolgere le persone. Era pericoloso spostarsi perché le acque, arrivate oltre i 40 centimetri, coprivano tutto, dai marciapiedi alle buche, agli arredi urbani. Si vedevano solo i pali dei cartelli». Inferociti anche bar e negozi: «Questi episodi rischiano di mettere in ginocchio le attività commerciali - avverte Alfredo Zini, vicepresidente Epam - È difficile quantificare i mancati incassi oltre alla merce deperita, perché la corrente elettrica è saltata per ore ed è ritornata solo in tarda mattinata».
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 9 Luglio 2014, 10:17
© RIPRODUZIONE RISERVATA