"Le torce nel buio, i pugni, poi il vetro
dell’auto in pezzi: un incubo" -Video

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di Michelangelo Cecchetto
SAN GIORGIO DELLE PERTICHE - «Pensavamo ad una aggressione, ad una rapina, ma non si può andare in giro di notte a sparare alle persone. Qualche centimetro e non so se potrei essere qui adesso e se fossimo stati a piedi saremmo forse morti?».

A parlare, dal letto letto della Divisione di Otorinolaringoiatria dell'ospedale di Cittadella, è Zouhair Abousad, 21 anni, di nazionalità marocchina, in Italia da quando aveva 10 anni. La testa bendata e dolorante. Ha conficcati dieci pallini della cartuccia esplosa dal fucile a pompa di Ferdinando Cavinato.

Uno sono riusciti a toglierlo subito, ed è in un contenitore sul comodino. Altri li ha trovati negli abiti. Ci vorrà un intervento chirurgico per estrarli tutti. Nelle parole del giovane nessuna volontà di vendetta, ma la consapevolezza, via via che la mente ritorna a quegli istanti, che sarabbe potuta finere peggio, molto peggio, per lui e soprattutto per la findanzata, coetanea, barista residente di Curtarolo.

«Avesse sparato spostato di qualche centimetro al centro del lunotto, ci avrebbe colpiti entrambi», ripete più volte il ragazzo, che sente al telefonino la fidanzata - incolume - ma molto colpita psicologicamente: lei non vuole rilasciare alcun commento...

Ultimo aggiornamento: Venerdì 11 Dicembre 2015, 09:16