Il ragazzino è stramazzato ieri pomeriggio, intorno alle 18.30, all'interno di una struttura sportiva nel quartiere Padre Pio. Quando gli amici si sono accorti che Pio non stava scherzando, che stava male veramente, hanno dato l'allarme: un uomo si è avvicinato, ha chiamato i genitori del bambino che hanno telefonato immediatamente al 118.
In quella struttura «non c'erano defibrillatori», denuncia uno zio del piccolo, Gianni Lupo, «e non vi era il defibrillatore - racconta - neppure nell'ambulanza che è intervenuta sul posto, giunta 30 minuti dopo che la mamma e il papà di Pio hanno chiamato il 118 e il mezzo non era medicalizzato: a bordo non c'era un medico e non c'era un defibrillatore». «Gli operatori - racconta ancora lo zio del piccolo - hanno tentato alcune manovre, Pio ha vomitato ha ripreso un pò conoscenza ma poi si è sentito ancora male: è sopraggiunta un'altra autoambulanza, questa volta con il defibrillatore e con il medico a bordo, ma non c'è stato nulla da fare». Tutte circostanze, queste, che sono al vaglio dei carabinieri.
Il ragazzino è stato trasportato all'ospedale più vicino, quello di Barletta, ma qui ai genitori - lui consulente del lavoro, lei casalinga - è stato detto che il loro bambino era morto. Sarà l'autopsia disposta dalla procura di Trani che indaga per omicidio colposo, a stabilire se eventualmente un defibrillatore avrebbe potuto salvare la vita al bambino.
Domani è previsto l'esame autoptico nel policlinico di Bari. «Pio - racconta lo zio - non era mai stato male, ha altri due fratelli più grandi e una sorella più piccola, era un ragazzino vivace, amava lo sport, andava in bicicletta, giocava a calcio.
Ultimo aggiornamento: Lunedì 15 Febbraio 2016, 19:55
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