Nigeriano ucciso, l'ultrà: "Giravano attorno
alle auto parcheggiate" -Foto

Nigeriano ucciso, ultrà fermato: "Girava attorno auto parcheggiate"
FERMO - Era arrivato a Fermo con un bagaglio carico di speranza. Emmanuel Chidi Namdi, 36 anni, nigeriano, voleva vivere, riscattarsi da un passato di violenze e miseria, dimenticare quel drammatico percorso pieno di ostacoli che lo aveva portato fino a qui, fino a Fermo. Invece proprio nel cuore della città, in via Veneto, a due passi da piazza del Popolo, in un pomeriggio qualsiasi di una giornata qualsiasi, mentre era a spasso con la sua amata, Chimiary, connazionale di 24 anni, si è trovato a doversi difendere da un insulto razzista rivolto alla sua lei. «Sei una scimmia», le avrebbe detto un giovane che era in attesa del bus. 

Da lì ne è nato un pestaggio con una violenza inaudita che lo ridotto in fin di vita. A macchiarsi di questa brutale aggressione un fermano, Amedeo Mancini, 39 anni, già noto alle forze di polizia, che da questa mattina si trova in stato di fermo. Con lui un altro ragazzo, Andrea Fiorenza, testimone dell’accaduto. È successo martedì pomeriggio. Sono seguite ore di ansia diventata angoscia: dal coma irreversibile di ieri mattina alla morte dichiarata nel pomeriggio. 

La ricostruzione. Ora il commissariato di Fermo, coordinato dal sostituto procuratore Perlini, sta conducendo le indagini in maniera serrata per poter ricostruire i fatti e giungere alla formulazione del capo d’imputazione che dall’aggressione si è tramutato, vista la morte del giovane nigeriano, in omicidio. Intanto è stata raccolta la testimonianza della compagna dell’uomo e sono stati sentiti i due giovani fermani, Mancini e l’amico, che hanno fornito la loro versione dei fatti, diametralmente opposta a quella della nigeriana, parte offesa. Il fatto ha avuto grande eco mediatica e questa mattina arriverà in città il ministro dell’Interno Angelino Alfano.
 
L’affondo di don Vinicio. Don Vinicio Albanesi ha dichiarato che si costituirà parte civile in veste di Presidente della Fondazione Caritas In Veritate a cui la coppia era stata affidata in accoglienza. «Non voglio che tutto si riduca ad un rissa tra neri. Voglio raccontare quello che la signora Chimiary ha dichiarato», esordisce il presidente della Comunità di Capodarco, da sempre in prima linea per sostenere i diritti dei più svantaggiati nel corso di una conferenza stampa convocata in fretta e fuori ieri a mezzogiorno. Don Vinicio è un fiume in piena: «Martedì intorno alle 14.30 Emmanuel e Chimiary dovevano incontrarsi con un loro connazionale per prendere una crema per la pelle. All’altezza del tunnel su Viale Vittorio Veneto hanno incrociato due ragazzi seduti su una panchina, uno di loro ha chiamato Chimiary “scimmia”. Emmanuel si è avvicinato per chiedere spiegazione di quelle offese gratuite. Dopo qualche diverbio, è partita la colluttazione. Solo successivamente ho saputo che da diverso tempo quei due erano fermi a lì ad insultare i neri che passavano». 
 
Don Vinicio racconta in maniera dettagliata i fatti, mentre quello più robusto aggrediva Emmanuel, l’altro se la prendeva con la ragazza che ha ricevuto anche lei un pugno in faccia. «A detta di Chimiary hanno divelto un palo della segnaletica removibile e con quello Emmanuel è stato colpito dietro la nuca. Una volta a terra hanno continuato a picchiarlo».
 
 


I due fermani sentiti dagli agenti del Commissariato hanno raccontato invece di essere stati insospettiti da questa coppia di colore che si aggirava intorno alle macchine parcheggiate lungo la strada e che sarebbe stato il nigeriano a brandire la spranga e colpirli. «Versione smentita dal referto medico del fermano - ribatte Don Vinicio -che ha ricevuto solo un morso. Io a questo punto mi costituirò parte civile perché serve un italiano per difendere una persona di colore. C’è stata una provocazione a freddo di un gruppo di persone che fanno parte della tifoseria locale e credo che sia lo stesso giro delle bombe». 
 
Una supposizione quella di Don Vinicio che potrebbe portare ad una svolta anche nelle indagini legate alla bombe delle chiese. Il parroco parla dell’esistenza di piccoli gruppi «noti anche alle forze dell’ordine che manifestano sentimenti xenofobi e si ergono a difesa della razza ariana, parla di un clima omertoso e di una provincia infida, buona solo a minimizzare o a fare considerazioni di carattere generale. I ragazzi immigrati non hanno dato mai nessun fastidio. Almeno quelli che noi gestiamo personalmente». 
Ultimo aggiornamento: Giovedì 7 Luglio 2016, 15:05
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