Tali commerci, emersi dai due filoni dell'inchiesta del Nas e della procura di Firenze, erano operati da intermediari che risulterebbero privi di autorizzazione a vendere un farmaco a base di tossina botulinica, prodotto da una società inglese e che in Italia deve essere venduto da una società commerciale, l'unica autorizzata. Principale indagato della presunta associazione è un commerciante di farmaci di Vinci (Firenze), mentre perquisizioni sono state eseguite anche a Napoli, dove venivano prodotte fiale di "botulino falso". Le confezioni, avrebbe ricostruito il Nas, erano smerciate a medici ignari, che le somministravano ai pazienti.

L'inchiesta è nata perché uno di questi, constatato l'effetto nullo del botulino su una paziente, se ne era lamentato con la ditta commerciale ufficialmente autorizzata in Italia dalla casa inglese. La filiale italiana ha quindi fatto denuncia. Nelle indagini, ancora in corso, campioni sequestrati a Napoli sono stati mandati dal Nas all'Istituto superiore di Sanità (Iss) per le analisi. Già in un primo reperto esaminato, secondo quanto emerge alla procura di Firenze, è stata accertata la totale assenza di "tossina botulinica". L'Iss sta proseguendo le sue verifiche, sia sui campioni contraffatti sia su quelli regolari per valutare composizione, natura, principio attivo e, soprattutto, se si tratta di sostanze pericolose per la salute.
Sull'altro fronte dell'inchiesta, il Nas ha trovato che l'imprenditore di Vinci sarebbe in contatto con una farmacia in Grecia da cui sembrano provenire farmaci "al botulino" destinati alla Turchia.
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 5 Aprile 2017, 17:49
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