Processo escort, D'Addario in lacrime in aula:
"Per me il Cav rinunciò alla festa per Obama"

Processo escort, D'Addario in lacrime in aula: ​"Per me il Cav rinunciò alla festa per Obama"
BARI - Patrizia D'Addario ha abbandonato in

lacrime l'aula del tribunale mentre deponeva al processo escort. La donna ha cominciato a piangere mentre i pm facevano ascoltare

in aula una telefonata intercettata il 2 ottobre 2008 tra lei e l'imputato Massimiliano Verdoscia. Durante la conversazione la donna pattuiva il compenso da 200 euro per una prestazione sessuale.



"SEMPRE DETTO LA VERITÀ" «Ho sempre raccontato la verità non ho problemi a farmi riprendermi dalle tv». Sono le prime parole della escort barese Patrizia D'Addario che sta deponendo al processo in corso dinanzi al Tribunale di Bari a sette persone - tra cui Gianpaolo Tarantini e Sabina Beganovic (in arte Began), la cosiddetta 'ape reginà delle feste organizzate dal Cavaliere - accusate di aver portato 26 donne, alcune delle quali escort, nelle residenze dell'allora capo del governo Silvio Berlusconi.



Agli imputati si contesta a vario titolo l'associazione per delinquere finalizzata allo sfruttamento, favoreggiamento e induzione della prostituzione. La vicenda è quella dei festini organizzati nelle case dell'allora premier tra il 2008 e il 2009. Look total black (tailleur nero su t shirt nera) e trucco marcato, D'Addario ha appena cominciato a rispondere alle domande delle parti, così come faranno le altre testimoni citate all'udienza: Chiara Guicciardi e Barbara Montereale.



La 47enne escort barese, durante le indagini, disse di aver partecipato, su richiesta di Gianpaolo Tarantini, a due incontri nella residenza romana dell'allora capo del governo: la prima il 26 ottobre 2008 durante la quale, «nonostante le pressioni di Gianpaolo e del Presidente», D'Addario rifiutò di trattenersi «oltre la cena».



La seconda, il 4 novembre 2008, la donna accettò di trascorrere la notte «da sola» con Berlusconi. «Per tutta la notte - raccontò - mi sono intrattenuta con lui, consumando sia rapporti intimi che parlando ininterrottamente, nonostante io avessi sonno. Quella notte ricevetti la promessa di un suo interessamento per risolvere la mia questione edilizia a Bari (la costruzione di un residence, ndr), senza che io gli avessi in alcun modo accennato, poichè lui evidentemente era già informato». Ma del residence, Berlusconi non si è mai interessato, fatto questo che portò D'Addario a denunciare sulla stampa lo scandalo a luci rosse.



LA CENA COL CAV «Mi dissero che avevo una cena a Roma con il presidente che avrebbe cambiato la mia vita». Patrizia D'Addario, tornata in aula dopo alcuni minuti, risponde alle domande del pm Eugenia Pontassuglia sulla prima serata organizzata da Gianpaolo Tarantini e Massimiliano Verdoscia. «Mi dissero come vestirmi, tubino nero senza calze. - dice la escort - Feci esattamente il contrario, misi calze e tailleur e non ero scollata».



Quella sera «nella camera di albergo, Tarantini, in vestaglia, mi disse che saremmo andati a palazzo Grazioli dal presidente Berlusconi - continua D'Addario - facendomi capire in maniera chiara che se volevo incontrare il presidente dovevo andare anche a letto con lui, come tutte le donne che lo incontravano. Io rifiutai e Tarantini dimezzò il compenso che mi aveva promesso».



"PER ME CAV RINUNCIO' A FESTA PER OBAMA" «In occasione della seconda cena a Palazzo Grazioli, il 4 novembre 2008, Berlusconi era stato inviato alla cena (in ambasciata) per l'elezione di Barack Obama alla Casa Bianca, ma il presidente declinò l'invito dicendo che aveva la febbre per stare con noi». Lo ha detto la escort barese Patrizia D'Addario deponendo al processo in corso a Bari. «Poco prima - ha aggiunto - aveva lasciato in tutta fretta il presidente Napolitano, sempre per raggiungere noi: me, Barbara Montereale, Lucia Rossini e Gianpaolo Tarantini».



«Quella sera - ha confermato - decisi di restare a Palazzo Grazioli. Berlusconi mi portò nella sua camera da letto dove il presidente, che mise la sua mano nella mia mano, mi spiegò che quel letto glielo aveva regalato Putin. Io registrai tutto quello che accadde con il mio telefonino: avemmo rapporti, parlammo a lungo e lui mi dedicò anche delle poesie. Mi disse che avrebbe cambiato la mia vita, che mi avrebbe aiutato per costruire il residence e aggiunse che gli uomini non erano tutti uguali». «Andai via da Palazzo Grazioli poco prima delle ore 11 del giorno dopo, dopo aver fatto colazione con Berlusconi», ha concluso.
Ultimo aggiornamento: Venerdì 28 Novembre 2014, 09:23
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