Corona, ancora guai: casa sequestrata.
"Coinvolto un pregiudicato calabrese"

Corona, ancora guai: casa sequestrata. "Coinvolto un pregiudicato calabrese"
La Guardia di Finanza di Milano ha sequestrato l'abitazione milanese di Fabrizio Corona in Via De Cristoforis. Il provvedimento disposto dalla sezione Misure di prevenzione del tribunale di Milano ha accolto la richiesta del procuratore aggiunto Ilda Boccassini e dal pm Paolo Storari, i quali hanno appena chiuso l'inchiesta nei confronti del fotografo per intestazione fittizia di beni, frode fiscale e violazione delle norme patrimoniali in relazione alle misure di prevenzione.

Al momento Corona è in carcere. L'immobile sequestrato dai militari del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Milano ha un valore stimato di 2.5 milioni di euro e, secondo gli accertamenti, è riconducibile a Corona il quale, per altro, oltre ad essere in carcere da qualche settimana, è già sottoposto a una misura di prevenzione personale disposta qualche anno fa.

Le indagini coordinate dalla Dda milanese, ma in questo caso dal pm che segue le Misure di Prevenzione Alessandra Dolci - sono parallele al filone principale di Boccassini e Storari - hanno messo in luce reati di natura fiscale e fallimentare e per i quali l'ex fotografo è stato condannato definitivamente per il crac della sua società, la Coronàs. Gli accertamenti della Gdf fanno ritenere che l'abitazione sequestrata oggi, e nelle piena disponibilità dell'ex re dei paparazzi, fosse stato acquistata - previa intestazione formale ad un prestanome - con risorse finanziarie in gran parte provento da distrazione di denaro ai danni della stessa Corona's.

L'operazione con cui è stato acquistato l'appartamento sequestrato oggi a Fabrizio Corona a Milano, oltre «all'interposizione fittizia» come acquirente «di Marco Bonato» ex collaboratore e coimputato del fotografo, ha «aspetti ulteriori di presumibile illiceità»: si va dal rogito effettuato a Reggio Calabria, a «oltre mille chilometri dal luogo ove si trova l'appartamento», alla «interposizione fittizia» anche sul versante della parte che ha venduto, fino alla «destinazione di buona parte delle somme così corrisposte ad un pregiudicato di origine calabrese, Vincenzo Gallo. È quanto si legge nel provvedimento con cui i giudici della sezione misure di Prevenzione del Tribunale, Maria Gaetana Rispoli, Giuseppe Cernuto e Mario Pontani, hanno accolto la richiesta del pm della Dda Alessandra Dolci.

Secondo la ricostruzione, chi nel 2008 ha »formalmente« venduto l'immobile sono i coniugi Ceravolo e Gallo ma in realtà dietro di loro si celava Luca De Filippo, il commercialista coinvolto nell'indagine romana che ha portato a un nuovo arresto dell'immobiliarista Stefano Ricucci. Inoltre, sottolinea sempre il provvedimento, buona parte dell'importo corrisposto da Bonato - soldi distratti dal fallimento della Coronàs per confluire nell'altra società dell'ex re dei paparazzi, la Fenice - sono finite nelle tasche di Vincenzo Gallo, »pregiudicato« e parente di Domenico Gallo, imprenditore calabrese considerato da tempo un nome noto delle costruzioni stradali e arrestato di recente nell'ambito dell'inchiesta sulle grandi opere. 
Ultimo aggiornamento: Lunedì 7 Novembre 2016, 14:29
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