Ciro muore in carcere a 25 anni, condannato il medico di turno
di Ferdinando Bocchetti
Quel giorno Ciro Triunfo, detenuto nel carcere di Potenza e trasferito momentaneamente a Poggioreale in attesa che si celebrasse un'udienza del suo processo, accusò un malore dopo aver assunto elevate dosi di metadone. Fu trasferito al Cardarelli, dove fu sottoposto a un trattamento a base di Narconon e riportato, qualche ora dopo, nuovamente all'interno della struttura carceraria. Il medico di turno di Poggioreale, lo stesso che poche ore prima aveva fatto trasportare Triunfo in ospedale, non ritenne però opportuno effettuare un ulteriore controllo, così come previsto dai protocolli.
Ciro Triunfo, giovane con precedenti per spaccio di droga, furto e ricettazione, ebbe un altro malore durante la notte di cui, però, nessuno si accorse. La mattina del 29 settembre i suoi compagni di cella lo trovarono riverso e con la bava alla bocca. A nulla valsero i tentativi di rianimarlo. A far scattare le indagini, coordinate dalla pm Claudia De Luca, la denuncia della famiglia Triunfo, seguita in tutti questi anni dagli avvocati Luigi Musolino e Ida Napolitano. L'inchiesta ha accertato che Ciro è morto per gli effetti collaterali del Narconon. Effetti ben noti ai medici e, proprio per questo, da tenere sotto osservazione. Nel corso del processo, iniziato nel novembre del 2012, sono state ascoltati anche i compagni di cella di Ciro, che all'indomani della sua morte denunciarono ai media, attraverso alcune missive, "il ritardo dei soccorsi".
Ultimo aggiornamento: Domenica 15 Gennaio 2017, 22:13
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