È l'unico particolare che può far sorridere in una vicenda dai contorni segretati che potrebbe costargli ogni futura velleità di presidenza-bis.
«Sono profondamente scioccato» ha detto, sostenendo di essere obiettivo di una «strumentalizzazione politica» da parte di «una piccola minoranza militante tra i magistrati».
E ce l'aveva con due giudici donna, Patricia Simon, 47 anni e Claire Thèpaut, 42, che da mesi - di intercettazioni - stanno indagando sui contatti troppo stretti che Sarkozy avrebbe avuto con due giudici di Cassazione incaricati di decidere sui presunti finanziamenti della campagna elettorale 2007. Quella che lo condusse - neogollista che rompeva ogni schema della politica - all'Eliseo. Ed in particolare sui quattrini che avrebbero dato Liliane Bettencourt, ereditiera L'Oréal e l'ex leader libico Muhammar Gheddafi.
I due giudici di Cassazione, Gilbert Azibert e Patrick Sassoust, insieme allo storico avvocato di Sarkò, Thierry Herzog, erano già stati fermati e interrogati ventiquattro ore prima. L'ex presidente, però, ha rincarato la dose: strumentalizzazione giudiziaria fatta di accuse «grottesche» che avrebbero l'unico scopo di volerlo «umiliare, bloccare e diffamare». Ed ha concluso: «Amo appassionatamente il mio Paese e non mi scoraggio davanti alle villanie e alle manipolazioni politiche», il che - tradotto - starebbe a significare che non si considera ancora politicamente defunto e, anzi, pronto più che mai dare battaglia per l'Eliseo.
A difenderlo, vista la disattenzione dei suoi colleghi di partito, è sceso il cucciolo di casa, il diciasettenne Louis (avuto dalla seconda ex moglie Cécilia Ciganer-Albéniz; mentre la più piccola di casa è Giulia, 2 anni avuta da Carla Bruni) che ha twittato la sua indignazione: «puro accanimento per garantire il suo non ritorno in politica».
Ultimo aggiornamento: Giovedì 3 Luglio 2014, 10:28
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