Isis, Obama conferma: "La cooperante
Kayla Mueller è morta, puniremo i colpevoli"

Isis, Obama: "Kayla è morta. Uccisa dai jihadisti"
La cooperante Usa Kayla Mueller, in ostaggio dei jihadisti dell'Isis, è morta. A rivelarlo è stato il presidente degli Stati Uniti Barack Obama, che ha contattato i genitori della ragazza 26enne per comunicare loro di aver avuto notizie della sua morte.



La Casa Bianca ha confermato la notizia: «È con profonda tristezza che abbiamo appreso della morte di Kayla Jean Mueller», ha detto il presidente Usa Barack Obama porgendo le sue condoglianze alla famiglia della donna.











UCCISA DAI JIHADISTI Per il Pentagono, «non ci sono dubbi», la morte della giovane cooperante americana Kayla Mueller e' stata causata dall'Isis, non da un raid dei caccia giordani (come sostenuto dagli stessi jihadisti). Lo ha detto il portavoce del Dipartimento della Difesa, ammiraglio John Kirby. Ancora non ci sono indicazioni precise sulle circostanze o sulla data della morte della giovane americana, rapita dall'Isis nel'agosto del 2013, ha detto l'ammiraglio Kirby, aggiungendo pero' che le affermazioni dell'Isis «non sono credibili».





Lo Stato Islamico aveva fatto sapere il 6 febbraio che la cooperante 27enne era morta sotto un bombardamentodell'aviazione giordana, ma non erano arrivate conferme dall'America. "In nome del popolo americano, Michelle ed io rivolgiamo le nostre più profonde condoglianze alla famiglia di Kayla, i suoi genitori Marsha e Carl, suo fratello Eric e la sua famiglia e tutti coloro che amavano Kayla. In questo momento di inimmaginabile sofferenza, il Paese si unisce al loro dolore", si legge in un comunicato della Casa Bianca.



L'ALTRO OSTAGGIO Dopo la morte di Kayla Mueller, nella regione «c'è almeno un altro ostaggio» americano, ha detto il portavoce della Casa Bianca Josh Earnest rispondendo ad una domanda. Probabilmente si riferiva all'ex marine e giornalista freelance Austin Tice, dato per sequestrato in Siria sin dal 12 agosto 2012.



LA LETTERA CHE HA COMMOSSO L'AMERICA Tutta l’America si commuove anche leggendo la lettera, anch’essa resa pubblica dai genitori di Kayla, in cui la ragazza, dalla prigionia, invita esplicitamente papà e mamma a non sentirsi in obbligo di adoperarsi per la sua liberazione.

Lo dice con chiarezza Kayla: «Non sentitevi in obbligo di negoziare per la mia libertà, se c’è qualche altra opzione praticatela, anche se significasse per me una prigionia più lunga». Kayla sostiene che durante i mesi della sua prigionia si è «affidata completamente a Dio » tanto da aver capito «che si può essere liberi anche in un carcere». Poi la parte più strettamente familiare in cui scrive: Ho avuto tanto tempo per pensare, pensare a ciò che farò (in futuro) con voi, al mio primo campeggio con voi, al primo incontro in aeroporto. Ho avuto tanto tempo per pensare come solo in vostra assenza, all’età di 25 anni, ho capito qual è stato il posto che voi avete occupato nella mia vita. Il dono che è stato ognuno di voi per me, il fatto che io non avrei potuto essere la persona che sono senza la vostra presenza nella mia vita, se voi non fosse stati la mia famiglia, il mio sostegno». Infine dopo una serie di riflessioni, la conclusione: «Siate pazienti date il vostro dolore a Dio. Io so che voi vorreste che io rimanga forte.... Non abbiate paura per me continuate a pregare come faccio io e con l’aiuto di Dio saremo presto
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 11 Febbraio 2015, 12:27