Putin e la Nato, lo scontro si sposta nell'Artico: dalle prove di guerra alla caccia al petrolio

Migliaia di chilometri più a nord dell'Ucraina, c'è un'area - ricchissima di risorse naturali - dove Stati Uniti e Russia distano appena 83 Km l'una dall'altra e stanno proliferando basi ed esercitazioni militari, tra test missilistici, navi, sottomarini e aerei da guerra

Lo scontro tra Putin e la Nato si sposta nell'Artico: dalle simulazioni di guerra alla caccia al petrolio

di Lorenzo Bonuomo

Da poco più di un anno, bombe e missili di Russia e Nato esplodono in Ucraina. Le truppe di Kiev al momento riescono a contrastare quelle di Mosca (anche) grazie alle cospicue forniture di armi e munizioni da parte dei Paesi aderenti al Patto Atlantico, contrari alla ripresa dell'espansionismo russo e delle ingerenze del Cremlino in Ucraina. 

L'invasione del "granaio d'Europa ha messo fine alla cosiddetta "post guerra fredda", una fase cioè caratterizzata da una relativa stabilità tra i due blocchi, aprendo a un nuovo scenario di tensione e escalation militare. A livello geopolitico, ciò non riguarderà solo l'area dell'est europa. 

Migliaia di chilometri più a nord dell'Ucraina, c'è un'area - ricchissima di risorse naturali - dove Stati Uniti e Russia distano appena 83 Km l'una dall'altra e stanno proliferando basi ed esercitazioni militari, tra test missilistici, navi, sottomarini e aerei da guerra: è la regione dell'Artico, dove, secondo stime diffuse dall'Osservatorio Artico e dall' US Geological Survey, si calcola che siano presenti giacimenti circa 90 miliardi di barili di petrolio  - il 13% del totale delle risorse mondiali - e circa il 30% delle riserve di gas naturale del globo. 

Seppur lontana dai riflettori, già da alcuni anni la zona è diventata un scacchiere di competizione geopolitica e strategica tra Nato e Russia. E in futuro, come confermano alcune recenti dichiarazioni del Segretario della Nato Jens Stoltenberg, potrebbe diventare il nuovo teatro di scontro tra le due fazioni. 

«La Russia ha istituito un nuovo Comando Artico, ha aperto centinaia di siti militari artici nuovi e dell’ex era sovietica, tra cui campi d’aviazione e porti in acque profonde - ha riferito l'ex leader dei laburisti norvegesi al quotidiano tedesco Welt am Sonntag - Mosca sta usando la regione come banco di prova per molti dei suoi nuovi e inediti sistemi d’arma».

La dichiarazione di Stoltenberg è arrivata poco dopo la sua visita in Canada avvenuta la scorsa settimana: in quell’occasione, durante l’incontro con il Primo ministro canadese Justin Trudeau, il segretario generale aveva allertato sulla «sfida strategica» posta all’Alleanza Atlantica dal nuovo comando artico della Russia.

La sfida "artica" di Mosca

«Se la Russia vuole essere una grande potenza, avere un deterrente nucleare credibile e il controllo dell'ambiente di sicurezza immediato nel Nord Europa, allora deve avere un forte sistema di sicurezza e posizione militare nell'Artico», ha affermato a Bloomberg Andreas Østhagen, ricercatore senior presso il Fridtjof Nansen Institute in Norvegia. 

Una convinzione che sembra trovare ampiamente riscontro nei fatti: il presidente Russo Vladimir Putin ha dato avvio a una nuova strategia marittima, promettendo di proteggere le acque artiche ad ogni costo, anche con i sistemi missilistici ipersonici Zircon.

Nonostante le grosse perdite subite in Ucraina, la Russia ha dispiegato nella regione artica una grossa fetta del suo esercito: alla "Flotta del Nord" sono infatti assegnati circa due terzi delle navi e dei sottomarini con capacità nucleare di cui Mosca dispone. Putin ha inoltre riaperto alcune vecchie basi militari sovietiche e inaugurate di nuove, mentre il  ministro della russo Difesa Sergei Shoigu ha annunciato di recente l'intenzione di fornire alle truppe artiche russe circa 500 sistemi d'arma moderni e garantire una copertura radar completa dello spazio aereo artico.

Secondo il Center for Strategic and International Studies (CSIS), gli interessi militari della Russia nell'Artico sono molteplici: difendere i confini, la sua capacità di deterrenza e proteggere i megaprogetti di petrolio e gas, come ad esempio come le iniziative Yamal LNG e Vostok Oil e la rotta del Mare del Nord (NSR), grazie ai quali la Russia coltiva l'ambizione di creare una futura arteria commerciale globale. 

Ma secondo lo stesso osservatorio la Russia ha anche obiettivi offensivi, in particolare sul cosiddetto "GIUK gap", lo spazio strategico compreso tra Groenlandia-Islanda-Regno Unito, punto di accesso per l'Oceano Atlantico: se giungessero in quell'area, infatti, le forze di Putin potrebbero potenzialmente interrompere le spedizioni commerciali o le linee di rifornimento militare, utili per consentire agli Stati Uniti di inviare rinforzi in Europa. 

La risposta della Nato

«Abbiamo a che fare con una nazione che ha mostrato sia la volontà, sia la capacità di usare il potere militare in modo aggressivo - ha detto a Bloomberg il contrammiraglio Rune Andersen, capo della Royal Norwegian Navy - Ciò significa che dobbiamo essere lungimiranti ed essere preparati e anche per scoraggiare qualsiasi azione del genere contro qualsiasi paese della Nato». 

Secondo il ministero della Difesa norvegese, più di 20mila soldati provenienti da Regno Unito, Stati Uniti, Paesi Bassi e altre sei nazioni - riporta Bloomberg - si stanno impegnando in esercitazioni militari con le unità norvegesi, a temperature siderali, allo scopo di simulare e sventare delle ipotetiche incursioni russe da nord.

La più grande e imponente simulazione militare nel Paese si chiama "Joint Viking". 

 

Forti anche dell'imminente adesione al Patto da parte di Svezia e Finlandia, i membri dell’Alleanza hanno già aperto basi militari in Norvegia in cui schierare mezzi e assetti specialistici: l’obiettivo è creare una serie di piattaforme strategiche operative avanzate, da cui monitorare i movimenti delle forze di Mosca e, se necessario, intervenire in tempi molto brevi.

L’ultimo è stato il Regno Unito con Camp Viking a Øverbygd, che diventerà un hub per le operazioni dei Royal Marines Commandos nell’Artico. Gli Stati Uniti, invece, hanno la titolarità della Evenes Air Station, che ospiterà gli aerei USP-8A Poseidon e della Ramsund Naval Base.

Anche la Cina guarda all'estremo Nord: il progetto "Via della seta polare"

A causa dello scioglimento dei ghiacci, le ricchezze nel sottosuolo del Polo Nord fanno gola, oltre a Usa e Russia, anche alla Cina. Pechino gestisce stazioni di ricerca in Norvegia e Islanda e ha promesso una maggiore cooperazione proprio con la Russia nell'Artico. Inoltre, la Cina fa parte dei "membri osservatori permanenti"  del Consiglio Artico, il forum internazionale degli otto Stati che si affacciano sul Mare Artico. 

I climatologi prevedono che il Polo Nord potrebbe essere completamente sgombro dai ghiacci entro la metà del secolo, aprendo lo spazio navigabile a una terza rotta marittima transartica che passerebbe attraverso le acque internazionali.

In tutto questo si inserisce il progetto cinese "Via della seta polare", in grado di collegare Asia orientale, Europa occidentale e Nord America: come riporta L'indipendente, secondo i piani del presidente Xi Jinping il progetto prevederebbe anche la costruzione della più grande flotta rompighiaccio del mondo, assicurando nuove rotte marittime e risorse minerarie per l’economia e i commerci cinesi.


Ultimo aggiornamento: Venerdì 21 Luglio 2023, 15:30
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