Una campagna militare che doveva essere un blitz e si è trasformata in una battaglia casa per casa. Negli ultimi giorni si fa largo l’ipotesi che la complicata invasione dell’Ucraina da parte della Russia sia la conseguenza di un errore di calcolo del presidente Vladimir Putin, mal consigliato da chi gli sta accanto. Soprattutto perché nessuno avrebbe il coraggio di contraddirlo e raccontarli la verità. Si dice anche che sia malato, che assuma medicine che alterino le sue capacità psichiche e decisionali. Ma un articolo del New York Times ribalta la prospettiva: «E se Putin non avesse mai avuto intenzione di conquistare tutta l’Ucraina? Forse, fin dall’inizio, i suoi veri obiettivi erano le ricchezze energetiche dell’est dell’Ucraina, dove si trovano le riserve di gas naturali più grandi in Europa dopo quelle norvegesi».
MAL CONSIGLIATO
La differente visione non è solo teorica, è anche pratica poiché da essa dipende la controffensiva di Kiev. La Casa Bianca afferma di avere informazioni sul fatto che il presidente russo Vladimir Putin ritenga di essere stato fuorviato dai suoi consiglieri militari, il che ha provocato tensioni persistenti tra lui e la sua leadership militare. «Riteniamo che Putin sia stato disinformato dai suoi consiglieri su quanto male si stia comportando l’esercito russo e su come l’economia russa sia paralizzata dalle sanzioni, perché i suoi consiglieri senior hanno troppa paura di dirgli la verità», ha detto il direttore delle comunicazioni della Casa Bianca Kate Bedingfield ai giornalisti. Ha aggiunto che è «sempre più chiaro» il fatto che l’invasione russa dell’Ucraina sia stata un «errore strategico», la cui conseguenza è un indebolimento di Mosca a lungo termine.
Anche l’intelligence britannica concorda con la valutazione di quella americana, confermata dai portavoce della Casa Bianca, riguardo al fatto che i consiglieri di Vladimir Putin «hanno paura di dirgli la verità» sulla portata degli errori strategici commessi nell’attaccare l’Ucraina. È quanto ha sottolineato, in un discorso in Australia, il capo dell’agenzia di intelligence Gchq, Sir Jeremy Fleming. Putin ha sottovalutato la resistenza degli ucraini, la risposta degli occidentali e sopravvalutato la capacità delle sue forze di ottenere una rapida vittoria. «È diventata la sua guerra personale, il cui costo viene pagato dai civili innocenti in Ucraina e, sempre di più, anche dalla popolazione russa», ha aggiunto Fleming. Secondo il quale all’origine degli errori di valutazione c’è il fatto che Putin, leader autoritario e sempre più isolato, non riceve più informazioni accurate ed oneste dai suoi consiglieri. E ora i suoi uomini «hanno paura di dirgli la verità» sulla portata degli errori commessi. «Anche se noi pensiamo che abbiano troppa paura per dire la verità - conclude Fleming - quello che sta succedendo e la portata degli errori devono essere chiari al regime».
L’OBIETTIVO SONO I GIACIMENTI
Ma il New York Times, nella sua analisi, parte da un presupposto diverso.
COME OTTO ANNI FA
Stando a questa lettura, anche la sua strategia del Cremlino di prendere di mira i civili avrebbe un senso. Non si tratterebbe di semplice incompetenza delle truppe russe, bensì di una fortissima pressione su Zelensky affinché dia a Putin ciò che ha sempre voluto: concessioni territoriali e neutralità ucraina. Fonti qualificate a Kiev commentano il cambio di strategia impresso dai vertici militari di Mosca alle proprie forze sul terreno, strategia che adesso considera il Donbass come «obiettivo principale» dell’«operazione militare speciale» contro l’Ucraina avviata il 24 febbraio scorso, la prosecuzione di un vecchio piano. «È come nel 2014, anche allora i russi volevano di più, non solo una parte del Donbass, ma anche Odessa e Kharkiv, volevano isolare l’Ucraina dal Mar Nero e non ci riuscirono». Fonti di Kiev spiegano che «i russi devono prendere Mariupol, che continua a resistere strenuamente, per collegare la Crimea al Donbass, è quello il risultato minimo. Potrebbero rivendicare l’eventuale accerchiamento delle forze ucraine come un successo nella demilitarizzazione del Paese. Tutto proprio come nel 2014». E come allora vorrebbero prendere anche Odessa, ma «con le forze che hanno in campo per ora non ce la fanno: potrebbero volerci cinque, sei mesi per rafforzare la presenza delle forze russe in modo consistente», sottolineano le fonti, che non sono del tutto convinte del cambio di strategia.
Ultimo aggiornamento: Giovedì 31 Marzo 2022, 15:40
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