Julian Assange potrebbe essere presto trasferito negli Usa per rispondere dell'accusa di spionaggio per aver diffuso documenti top-secret. Una corte d'appello britannica ha aperto la strada all'estradizione con una sentenza che ribalta quella di primo grado che l'aveva bloccata nel timore che Assange tentasse il suicidio se obbligato ad affrontare la legge americana.
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LE PROMESSE
La Corte d'Appello ha accolto le promesse del governo americano, che si è impegnato a rispettare alcuni punti cruciali per il benessere del 50enne australiano, e cioè che le sue comunicazioni con gli avvocati non saranno limitate o monitorate, che non sarà rinchiuso in un carcere di massima sicurezza, che avrà accesso alle necessarie cure mediche e che avrà il permesso di tornare nella natia Australia per scontare lì la sua pena se condannato. I sostenitori di Assange, in particolar modo la sua compagna e madre dei suoi due bambini, Stella Moris, hanno espresso totale scetticismo sulle promesse americane, e hanno invitato a continuare a combattere per Assange, il cui caso presumibilmente verrà portato davanti alla Corte Suprema britannica.
Anche organizzazioni per la difesa dei diritti umani come Amnesty International hanno avuto reazioni sgomente: «Se estradato negli Stati Uniti - ha detto Nils Muinieks, direttore per l'Europa di Amnesty International - Assange non solo rischia un processo per accuse sulla base dell'Espionage Act ma anche gravi violazioni dei diritti umani». Indubbiamente Muinieks ricorda come venne trattato a suo tempo il caporale che fu complice di Assange nella pubblicazione di mezzo milione di documenti della guerra in Iraq e Afganistan, Bradley Manning, che venne in effetti rinchiuso in un carcere di massima sicurezza e condannato a 35 anni di carcere.
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I documenti
Assange tuttavia non è stato incriminato per le interferenze con il diritto di voto degli americani, riconosciute nel Rapporto Mueller, ma per la diffusione di centinaia di migliaia di documenti sulle due guerre cominciate da George Bush nel 2001 e nel 2003, quella contro l'Afghanistan e l'Iraq. La documentazione consegnata da Manning ad Assange nel 2010 portò alla luce gravissimi crimini di guerra, e in particolare bombardamenti di civili camuffati poi da bombardamenti legittimi, e anche casi di tortura e feroce maltrattamento di prigionieri. Il governo americano accusa Assange di aver violato le leggi sullo spionaggio, e nega categoricamente che l'australiano abbia lavorato da giornalista, come affermano i suoi sostenitori, perché nel rivelare i fatti non ha protetto le fonti, esponendo così innocenti informatori alle vendette del tiranno Saddam Hussein in Iraq e dei talebani in Afghanistan.
Ultimo aggiornamento: Lunedì 13 Dicembre 2021, 11:29
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