«Il lavoro sulla normalizzazione dei rapporti israelo-sauditi è molto vicino al completamento». Da Riad, dove partecipa al World Economic forum, non nasconde il proprio ottimismo il segretario di Stato americano Antony Blinken, gran tessitore di una trama che il massacro del 7 ottobre scorso voleva lacerare. Israele e Arabia Saudita, un tempo acerrimi nemici, dunque vanno avanti su una strada cominciata silenziosamente anni fa e che però le tensioni nella regione hanno fin qui continuamente allontanato. Nel 2020 anche Riad sembrava ad un passo dalla firma degli Accordi di Abramo, sottoscritti invece da Emirati, Bahrein, Sudan, Marocco. Ma le divergenze sulla gestione dei rapporti da parte di Israele con l’Autorità Palestinese hanno contrariato il Re Salman che si è opposto anche al volere del figlio il principe ereditario Mohamed Bin Salman.
Collante
Ma il grande paese sunnita che ospita i due principali luoghi simbolo dell’Islam, La Mecca e Medina, non ha interrotto i rapporti che ormai avevano segnato un vero disgelo con Israele, scambi di natura commerciale in cui da una parte si offriva alta tecnologia e dall’altra un mercato potenzialmente enorme. A fare da collante a questa nuova stagione che sta ridisegnando la geopolitica dell’area è la comune preoccupazione per la aggressiva politica iraniana che si sta dotando di armi nucleari e ha costruito con gli altri Paesi sciiti un’“Alleanza della resistenza” che dalla Siria al Libano, dallo Yemen fino a Gaza destabilizza l’intera regione.
La prova di questi nuovi assetti nella regione si è avuta poche settimane fa, la notte degli attacchi di Teheran verso Israele, quando lo scudo protettivo formato dall’Arabia e dall’altro alleato storico di Israele, la Giordania, ha intercettato oltre il 95 per cento dei droni, dei missili balistici e da crociera.
Ultimo aggiornamento: Martedì 30 Aprile 2024, 00:00
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