Udienza a porte chiuse durata tutta una giornata, da questa mattina fino al tardo pomeriggio, in Corte d'Assise a Novara, per il processo alla cosiddetta Setta delle bestie, in cui i 28 adepti avevano scelto nomi di animali. Secondo l’accusa, dal 1990 sarebbero avvenuti sistematici stupri anche di bambine, ripetuti pestaggi, torture, manipolazioni mentali, minacce di morte. Un inferno.
Violenze animalesche
Alle vittime della setta, si scattavano anche foto che servivano come ulteriore forma di ricatto, per evitare che parlassero a genitori e persone di famiglia di quello che succedeva. E' stata una ragazzina, che oggi ha 30 anni, a trovare la forza di «fuggire per non morire», a raccontare l'orrore.
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Parti civili
Oggi a Novara, erano due le donne lombarde, citate come vittime, e parti civili nel procedimento, ma solo nei confronti di quello che è ritenuto il gran capo della setta: anzi era, perché Gianni Maria Guidi, erborista milanese, è morto lo scorso 15 marzo a Milano, in seguito al peggioramento delle sue condizioni di salute, a causa di un ictus pregresso.
26 imputati
Tra le 28 persone adepte della setta, 26 sono quelle imputate e sotto processo, per lo più donne provenienti dal pavese, che avevano base operativa a Cerano, in provincia di Novara; tra loro c'era chi aveva il compito di reclutare giovani da inserire nella setta, da sfruttare, indotte a subire plurimi abusi sessuali anche con animali, bruciature, tatuaggi nelle parti intime.
Dovranno a vario titolo, rispondere di reati come violenza sessuale aggravata commessa anche ai danni di minori di 10 anni, riduzione in schiavitù e associazione a delinquere. In totale saranno sette le vittime che saranno ascoltate nel processo alla setta.
Ultimo aggiornamento: Venerdì 31 Marzo 2023, 21:45
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