Vittorio Nocenzi: «Per il Banco il nuovo album e i live sono una esigenza morale»

Nocenzi, il fondatore del Banco del Mutuo Soccorso: il live del 31 gennaio a Roma

di Paolo Travisi
Un album in studio, Transiberiana, a 25 anni dall’ultimo lavoro e la voglia di esibirsi dal vivo, che non cambia. Nonostante i cambiamenti sociali e i drammi personali, per il Banco del mutuo soccorso, “la magia tra chi suona e chi ascolta, è rimasta identica” racconta Vittorio Nocenzi, il fondatore del gruppo. 

Transiberiana, un lungo viaggio, è una metafora dei Banco o della vita? 
«Sono 9300 km, il viaggio più lungo in treno sul nostro pianeta. Ci sembrava bello utilizzarlo come racconto metaforico della vita e autobiografico di una band con una carriera lunga 5500 concerti, più di 20 album. Abbiamo pensato al concept album, come un libro sonoro, che consente narrazioni ampie, rispetto alla compilation di canzoni».

È anche un viaggio nella contemporaneità. Le piace?
«Mi disamora profondamente, è un periodo in cui viviamo molti disagi, perché stiamo cancellando valori di riferimento, come la conoscenza. Non si può denigrare lo studio, non possiamo essere dei tuttologi, ci sono delle competenze da rispettare, stiamo mortificando la preparazione. È la prima volta che una generazione sarà più ignorante della precedente».

Questo si riflette anche nel modo di fare musica?
«È inevitabile, l’arte esprime il proprio tempo. Quando nacque il rock progressive in Inghilterra, c’era la speranza di vivere il quotidiano attraverso la diffusione della conoscenza. Si pensava ad una società più equa, oggi il successo economico è il punto di riferimento, questo genera malessere, perché non si crede più ad una visione».

E cosa non è cambiato nei Banco in decenni di musica?
«Il nostro modo di vedere il ruolo dell’artista, filo conduttore tra realtà e dimensione metafisica. Noi uomini siamo una macchina che sogna, con idee, prospettive, siamo anima e lo dico da laico».

Dopo gli anni difficili più recenti, che significato ha per lei, il verbo ripartire?
«Dopo la ripubblicazione di Legacy Edition, mi sembrava evidente l’aspettativa del pubblico di materiale inedito, perché intorno a noi c’era molto affetto. Avevamo il dovere morale di rispondere, e l’unico modo per un artista è fare musica».

Ripartire era obbligatorio anche per rendere omaggio a Francesco Di Giacomo e Rodolfo Maltese?
«Sono convinto che finché il Banco farà musica loro saranno mantenuti in vita. Nell’ultimo concerto a Chiasso, ricordandoli, il teatro ha fatto una lunga standing ovation, questa è una motivazione ulteriore».

Parco della Musica, ROMA venerdì 31/01, ore 21, bigl. 28,75 a 40,25 euro su ticketone, info www.auditorium.com.
Ultimo aggiornamento: Martedì 28 Gennaio 2020, 08:26
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